21 Maggio 2024
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Insulti a Cadorna, Michele Favero condannato a Padova: è questione di libertà

Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, è stato condannato dal Tribunale di Padova a pagare diecimila euro di risarcimento (più interessi e spese legali) al nipote del generale Luigi Cadorna, per aver insultato e diffamato il nonno con vari post su Facebook.

Michele Favero sul Col Visentin

PER APPROFONDIRE Cadorna “criminale di guerra, il nipote fa causa a Michele Favero

Il tribunale ha ingiunto a Michele Favero di cancellare immediatamente dalla sua pagina Facebook tutti i post contro Cadorna, pena l’ulteriore pagamento di 50 euro per ogni giorno di ritardo.

Non siamo più liberi

Noi rispettiamo le sentenze, ovviamente. Ma speriamo che Michele Favero impugni la decisione del Tribunale di Padova, e speriamo che il giudizio di secondo grado ripristini quella che secondo il nostro umile parere è una fondamentale questione di libertà.

Non siamo più liberi di dire e scrivere quello che pensiamo sul generale Luigi Cadorna, l’uomo che mandò al macello centinaia di migliaia di giovani nella Grande Guerra, teorizzando i tristemente famosi “attacchi Cadorna” cioè attacchi frontali, allo scoperto, assalti impossibili, in cui i soldati morivano invano.

Tutti avranno un nipotino…

Non siamo più liberi di scrivere quello che pensiamo di Mussolini, di Franco, di Mao, di Stalin, di Hitler, di Tito e di tanti altri personaggi che la coscienza e la verità ci impongono di definire criminali. Perché tutti avranno bene un nipotino che potrebbe teoricamente citarci in tribunale per aver eccessivamente criticato il nonno, e sa di poter trovare giudici che potrebbero accogliere le sue ragioni, se appena le nostre parole vengano giudicate troppo pesanti o troppo appassionate.

Non sappiamo se la Legge e i giudici ci consentiranno benevolmente di continuare a maledire Napoleone, Mustafà Pascià o altri macellai più lontani nel tempo, e solo perché non hanno nipoti in vita o perché la linea di discendenza diretta si è un po’ annacquata nei secoli.

Favero non deve arrabbiarsi

Qual è il reato commesso da Michele Favero? Certo, ha insultato pesantemente, ha inveito contro il generale Cadorna. D’altronde anche Favero, come moltissimi veneti e non veneti, ha un parente mandato al macello da Cadorna: il fratello di suo nonno, Felice Favero si chiamava. Aveva 18 anni. Ma perbacco, il nipote mica deve arrabbiarsi per questo!

Anche mio nonno Alvise aveva 18 anni ed era sul fronte dell’Isonzo quando gli ordinarono di uscire dalla trincea e lanciarsi eroicamente contro il nemico, se non voleva che i Regi Carabinieri gli sparassero alle spalle, come avevano ordine di fare con i “disertori di fronte al nemico“.

Nonno Alvise e la granata

Nonno Alvise uscì e corse contro le trincee austriache, e si beccò una granata di cui conservo i frammenti tolti dalla sua carne viva con un coltello, senz’altra anestesia che la grappa. Sopravvisse e gli diedero una medaglia. Conservo anche quella.

La medaglia di bronzo al valor militare conferita a nonno Alvise Fontanella. Monte San Michele, 8 agosto 1916: la sesta battaglia dell’Isonzo

Ma non posso riportare quello che nonno Alvise diceva, molti e molti anni dopo, di Cadorna, e dei suoi attacchi allo scoperto, perché in Italia i tribunali difendono l’onore dei macellai e proibiscono ai macellati di insultarli troppo pesantemente, per generazioni e generazioni.

La decisione del Tribunale

La decisione del Tribunale di Padova riconosce la libertà di critica, ma ritiene che Michele Favero abbia sconfinato nell’insulto.

«I toni usati dal Favero – scrive la giudice – non sono solo “parole forti” o “toni aspri” – che pure potrebbero essere tollerati nell’esercizio del diritto di critica, ma sono veri e propri insulti, gratuita manifestazione di sentimenti ostili che prescinde dalla verità dei fatti storici».

Insulti sproporzionati?

Eh no signora giudice! E’ verissimo che Michele Favero ha definito Luigi Cadorna criminale di guerra, e gli ha riferito epiteti e insulti pesanti, che prudentemente non ripetiamo, non disponendo delle migliaia di euro che poi saremmo condannati a pagare.

Ma vivaddio, sull’Isonzo duecentomila ragazzi furono mandati a morte certa, secondo la dottrina Cadorna, per spostare il fronte di pochi metri. E davanti a fatti come questi, quale critica, quale insulto, quale maledizione dovremmo considerare sproporzionata o eccessiva?

Sentimenti ostili legati ai fatti

Come si fa a sostenere che gli insulti di Michele Favero a Luigi Cadorna sono «gratuita manifestazione di sentimenti ostili che prescinde dalla verità dei fatti storici»???

È palese, al contrario, che i “sentimenti ostili” di Michele Favero per Cadorna non sono certamente dovuti a screzi o antipatie personali, e non solo non “prescindono dai fatti storici“, ma sono anzi fondati su quei fatti storici, sono legati e limitati a quei fatti storici, che sono di quella ostilità l’unica motivazione!

Infoibati, discendenti a rischio

Siamo solo giornalisti, non abbiamo titolo per stabilire la verità storica su Cadorna, e d’altra parte stabilirlo non è neppure, per sua stessa ammissione, compito del giudice. Al giudice, e a noi, deve bastare l’evidente intima certezza di Favero che Cadorna sia responsabile di quei massacri. Se così non fosse, i discendenti degli infoibati sarebbero a rischio: potrebbero venir condannati a pagare risarcimenti ai discendenti delle persone che chiamano assassini.

Emilio Lussu la pensava come Favero…

E tra coloro che dovrebbero venir condannati, non c’è solo Favero. Perché Favero, nel considerare Cadorna criminale di guerra, è in numerosa ed illustre compagnia. Non sappiamo se la giudice che ha condannato Favero abbia letto il libro di un altro autonomista, Emilio Lussu, deputato del Regno e Padre Costituente, fondatore del Partito Sardo d’Azione e prima soldato nella Grande Guerra.

L’avvocato Alessio Morosin, difensore di Favero, cita ampi stralci da uno dei capolavori di Lussu, “Un anno sull’Altipiano”, testimonianza diretta e crudissima della guerra e degli “attacchi Cadorna”, «omicidio di massa per i comandanti, suicidio di massa per la truppa», delle fucilazioni sommarie, e delle decimazioni che solo l’esercito comandato da Cadorna praticò.

Ferdinando Camon e la toponomastica

Dalla rigorosa ma emozionante comparsa di costituzione in giudizio dell’avvocato Morosin ecco altre figure, altri grandi che su Cadorna la pensano come Favero, e mai avrebbero immaginato che un giorno un tribunale avrebbe tutelato piuttosto il massacratore che le vittime. Ecco lo storico inglese Mark Thompson, che definì il generale Cadorna un criminale arrogante e vanesio quanto ottuso e spietato nell’inviare i soldati al macelloEcco il grande scrittore Ferdinando Camon, che avviò la “campagna toponomastica” contro l’intitolazione delle strade al generale Cadorna con un celeberrimo articolo intitolato “Vedere Caporetto. Dire basta Cadorna: via dalle vie il generale massacratore d’umanità”.

La nostra battaglia

La battaglia di Michele Favero è la nostra battaglia. La battaglia di tutti coloro che vogliono essere liberi di incazzarsi, non liberi di insultare “gratuitamente”, ma liberi di esprimere il proprio giudizio storico legato ai fatti storici su Luigi Cadorna, per pesante che sia. Liberi di dire del generale Cadorna, ma anche del generale Cialdini, di Garibaldi, di Vittorio Emanuele, dei referendum truffa, dell’intero Risorgimento e della Grande Guerra la verità che ci risulta vera, e che è stata nascosta e falsificata dal cumulo di menzogne di Stato, dai falsi eroi e dai falsi miti sui quali è fondata l’unità politica dell’Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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