Vi starete chiedendo che castroneria io vi stia rifilando. Il supplizio di Antonio Bragadin e lo Stendardo trafugato? Nessuna invenzione tutto vero i libri antichi mi sono testimoni di ciò che vi sto per raccontare. Ancora una volta sono le parole riportate dal Marin Sanudo che mi danno la possibilità di dar risalto ad eventi in territorio polesano ai più del tutto sconosciuti. Il Polesine non è sempre stato italiano come molti vorrebbero farci credere. Siamo agli inizi del 1500 e i più grandi Stati Europei dell’epoca si coalizzano in una Lega, il cui obiettivo finale è eliminare per sempre dalla faccia della terra la Veneta Repubblica.
Il Trattato di Cambrai per la distruzione della Veneta Repubblica

Il Trattato, venne siglato nel 1508 segretamente a Cambrai nel quale aderirono Massimiliano I d’Asburgo (Imperatore del Sacro Romano Impero), Luigi XII di Francia, Ferdinando II d’Aragona (re di Napoli e re di Sicilia), Papa Giulio II (sovrano dello Stato Ecclesiastico), Alfonso I d’Este (duca di Ferrara), Carlo II di Savoia, Francesco II Gonzaga e Ladislao II (re d’Ungheria), veniva stipulato la seguente spartizione dei Domini Veneti: all’Impero: Treviso, Padova, Vicenza, Verona, il Friuli e l’Istria. Alla Francia: Brescia, Bergamo, Crema, Cremona e la Gera d’Adda. Agli Aragonesi: Trani, Brindisi, Otranto e Gallipoli. Allo Stato Pontificio: Ravenna, Cervia, Rimini, Faenza e relativi castelli, oltre che i possedimenti nei territori di Imola e Cesena. Al Ducato di Ferrara: il Polesine, Este e la Scodosia di Montagnana. Al Marchesato di Mantova: Peschiera, Asola e Lonato. All‘Ungheria, se fosse entrata nell’alleanza: la Dalmazia. Al Ducato di Savoia, se fosse entrato nell’alleanza: Cipro.
La Lega di Cambrai e il Polesine

Interessante osservare come agli inizi della Guerra di Cambrai nel 1509 cambiano i confini nei territori Polesani, allora divisi a metà tra il Ducato Estense e la Veneta Repubblica. Mentre il Polesine di Rovigo composto principalmente dalle città di Rovigo, Lendinara, e Badia si trovi sotto l’egemonia Veneta dal 1482, (dalla vittoria nella guerra del Sale), Adria e i territori limitrofi sino al confine con Loreo (fronte sud del Dogado) invece fanno parte ancora del Ducato Estense nonostante all’interno della stessa città di Adriese le fazioni tra filo-veneti e filo-estensi siano ben delineate. Proprio sul finire del maggio 1509 le terre polesane cambieranno assetto politico, e bandiera. Mentre Adria e il suo territorio compirà la cosidetta “Dedizione” alla Repubblica e rimarrà fedele sino al 1797, il Polesine di Rovigo sarà soggetto al passaggio e al dominio di vari eserciti sino al termine del conflitto.
La Caduta di Rovigo e il supplizio di Bragadin

Il caso vuole che settant’anni prima del più celebre supplizio di Marc’Antonio Bragadin, qualcosa di simile sia avvenuto in Polesine. Il supplizio di Antonio Bragadin e lo Stendardo trafugato avviene a Rovigo durante la Guerra di Cambrai. Il nostro Bragadin di nome fa Antonio e viene nominato Podestà e Capitano della città di Rovigo all’aggravarsi della malattia del suo predecessore Bonzio Giovanni Battista sul finire del 1508. Oltre ad Antonio Bragadin come Podestà di Rovigo e Provveditore del Polesine troviamo nel ruolo di Camerlengo Stefano Michiel, Castellano Francesco Bon. Per la città di Lendinara il Podestà è Mafio Michel, e il suo Castellano è Alvise Lombardo. Mentre per Badia il Podestà è Federico Vendramin. Grazie ai Diarii del Marin Sanudo e alle missive inviate al Senato Veneto da Rovigo ripercorriamo gli eventi di quei giorni.
Rovigo, 16 maggio 1509
Le notizie che giungono al nostro Podestà sono ormai certe, a Ferrara si stanno accumulando molti fanti, il Duca sta preparando le artiglierie e si dice sia pronto ad entrare in Polesine. La popolazione Polesana ha paura e teme il peggio.
Il supplizio di Antonio Bragadin e lo Stendardo trafugato: Rovigo, 21 maggio 1509

Giungono notizie certe che “gente ferrarese” ha attraversato il Po ed è giunta a Ficarolo in avanscoperta. Il Duca è pronto a partire per entrare in Polesine. Una relazione stilata da un certo Manfron caposquadra di una compagnia proveniente da Faenza ci informa che il passaggio per i territori estensi sono tutti bloccati su ordine del Duca.
Rovigo, 22 maggio 1509
Non giungono notizie su movimenti dell’esercito Estense tutto tace. La gente comunque è in allerta ed ha paura.
Rovigo, 25 maggio 1509
Giunge la certezza che il duca sta per arrivare in terra Polesana a riprendersi il Polesine. Una missiva inviata da Corbola di Zuan Alberto de la Pigna informa che se Venezia cedesse il Polesine ad Alfonso I egli potrebbe ad essere il buon amico che è sempre stato della Signoria Veneta.
Rovigo, 27 maggio 1509
Consapevoli che il Polesine non può essere difeso per mancanza di uomini, giunge la notizia che la “gente ferrarese” sta attraversando il Po e giunge a Ficarolo. Si contano tra le fila del Duca 200 uomini d’arme, 200 cavalleggeri , e 500 fanti. Nel frattempo a Venezia Nicolò Michiel padre del Podestà di Lendinara, e Francesco Bragadin fratello di Antonio, supplicano le istituzione venete di dare il permesso ai Rettori di quelle città di abbandonare quei luoghi perchè consapevoli che non possono essere difese e sicuramente verranno fatti prigionieri. La risposta a tale supplica non viene accordata.
L’assedio Estense a Rovigo

Martedì 29 maggio 1509, terza festa di Pasqua
Vengono suonate campane a martello, gli Estensi sono nei pressi di Rovigo. I cittadini Rovighesi intimano al Podestà Bragadin di arrendersi di consegnargli l’odiato Castellano Stefano Michiel all’istante. In cambio il Bragadin potrà essere un uomo libero di partire con tutti i suoi averi. Il Bragadin rifiuta gentilmente l’offerta, e si rifugia con 300 fanti all’interno della rocca pronto a dar battaglia. Nel frattempo Lendinara e Badia si arrendono all’arrivo dei ferraresi e vengono arrestati i loro Podestà.
Mercoledì 30 maggio 1509
All’alba la città di Rovigo è circondata dall’esercito estense sono posizionate le artiglierie sulla città. Entra a parlare con il Podestà un emissario del Duca il Conte Renaldo dil Sagra, che tenta di persuadere il Bragadin ad arrendersi. Rifiutata ancora una volta l’offerta il Podestà viene avvisato che si daranno fuoco alle 20 bocche d’artiglieria poste fuori le mura. La risposta del Bragadin non arriverà mai perché i fanti udite quelle parole cominciano ad inneggiare al Duca e vengono aperte le porte del castello. Gli Estensi entrano e fanno prigioniero ma con gli onori il Podestà Bragadin mentre il Carmelengo Stefano Michiel viene catturato e percosso.
Il supplizio di Antonio Bragadin e lo Stendardo trafugato: I giorni seguenti

Nei giorni seguenti il Senato Veneto verrà informato che tutti i Rettori di Rovigo Lendinara e Badia sono stati trasferiti e imprigionati nelle carceri a Ferrara. Mentre il Carmelengo Stefano Michiel è stato imprigionato nella Torre di Rovigo non prima di essere stato più volte percosso dai ferraresi, rasato a zero, deriso e spogliato dei suoi abiti.
10 novembre 1510

Arriva a Venezia una missiva nella quale si certifica che il Podestà di Rovigo Antonio Bragadin prigioniero a Ferrara è deceduto nelle carceri.
Lo Stendardo trafugato del Bragadin

La Veneta Repubblica perso il Polesine di Rovigo quel 29 maggio 1509 nella Guerra contro la Lega di Cambrai, lo riebbe nel 27 novembre 1509. Poi ancora un altro assedio glielo fece perdere di nuovo nel 16 maggio 1510, per poi recuperarlo il 20 agosto dello stesso anno. Il 14 settembre del 1511 Rovigo fu presa dai francesi, nel 1512 ritornò al Veneto Leone, nel 1513 al Duca Alfonso I d’Este, e nello stesso anno per breve tempo ancora ai Veneziani. Poi ne prese possesso il 15 luglio 1513 il Capitano Imperiale Giovanni Rizzano, e finalmente sul finir del 1514 fu ricuperato dalla Veneta Repubblica, che lo possedette fino alla sua caduta.
Il supplizio di Antonio Bragadin e lo Stendardo trafugato: le tracce portano in Svizzera

Molto probabilmente fu proprio durante il possesso di Rovigo da parte Imperiale che fu trafugato lo Stendardo triangolare a due code appartenuto al Bragadin. Infatti la testimonianza è riportata in una miniatura seicentesca su pergamena, “Lave des Draps” di Friburgo (Svizzera), che riproduce lo stendardo. Preda degli Svizzeri, un tempo conservata nella Cattedrale di San Nicola.

Lo Stendardo rosso con Leone Marciano andante a sinistra e libro aperto con scritta consueta, poggia le zampe anteriori sulla terra e sopra di esso si notano le mura della città con la Vergine Maria e il Bambino, mentre sotto la fiera si trova lo Stemma della famiglia Bragadin con le iniziali A e B che ci permette di trarre la conclusione che sia del Podestà Antonio Bragadin, colui che non si piegò per suo volere al Duca Alfonso e morì nelle prigioni Estensi.

Fonti editoriali: “I Diarii” di Marin Sanudo
“Dei Rettori Veneziani in Rovigo” di Giovanni Durazzo
“L’araldica e il Leone di San Marco nella provincia di Venezia” di
Giorgio Aldrighetti
“Campidoglio Veneto” di Girolamo Alessandro Cappellari