20 Aprile 2024
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Grande guerra, mito e libertà di critica: domenica 29 a Noventa Padovana, tutti con Michele Favero

Tutti con Michele Favero, domenica 29 ore 10 a Noventa Padovana, all’Auditorium Santini, via Valmarana 33. Il convegno, organizzato da Raixe Venete e moderato da Alberto Montagner, presidente di Raixe Venete, è sul tema “Grande guerra, mito e libertà di critica” e lega la storia all’attualità più stringente.

locandina convegno grande guerra Noventa

Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, come tutti sappiamo, avendo espresso giudizi molto duri sul generale Luigi Cadorna e suoi metodi di conduzione delle truppe durante la Grande Guerra, è stato trascinato in tribunale dal nipote di Cadorna (CLICCA QUI per leggere l’articolo).

Favero contro Cadorna, nessun reato ma deve pagare

La querela è stata archiviata in sede penale (CLICCA QUI per leggere la notizia), e il giudice ha stabilito che non vi è alcun reato nelle parole di Michele Favero contro Cadorna, ma soltanto il legittimo esercizio della libertà di critica.

Il generale Luigi Cadorna

Eppure, per i misteri della Giustizia italiana, nello stesso Tribunale di Padova, ma in sede civile, un altro giudice ha condannato Michele Favero (QUI il servizio di Serenissima News) a pagare al nipote di Cadorna un risarcimento che tra una cosa e l’altra arriva a superare i ventimila euro, perché secondo lui i termini usati da Favero contro il generale Cadorna erano troppo duri, erano insulti gratuiti “slegati dai fatti storici”.

Processi sommari e decimazioni

Quando invece appare a tutti evidente che i giudizi di Favero su Cadorna, lungi dall’essere gratuiti, sono legati ai fatti storici, alle migliaia di soldati mandati al macello, alle truppe costrette sotto minaccia delle armi a reiterare assalti suicidi ed inutili, alla pretesa di un’obbedienza cieca e muta anche davanti all’evidenza dell’errore, ai processi sommari, alle fucilazioni sul posto, persino alle decimazioni, che solo l’esercito comandato da Cadorna praticava, addirittura fucilando, perché sorteggiati, soldati certamente innocenti perché in licenza, materialmente lontani dal loro reparto al momento dei fatti.

Via Cadorna dalle nostre strade

In tutta Italia, sono sempre di più i Comuni che stanno discutendo proposte per revocare l’intitolazione di strade e piazze al generale Luigi Cadorna, come chiese anni fa il grande nostro scrittore Ferdinando Camon (CLICCA QUI per approfondire).

Che questo dispiaccia al nipote di Cadorna lo si comprende. Egli può scrivere libri, può tenere convegni, può indirizzare ai consiglieri comunali degli scritti, a difesa della memoria del nonno.

Querele bavaglio

Ma quando si minacciano o si fanno partire raffiche di querele, esposti e denunce alla magistratura, contro segretari di un partito politico, contro studiosi, contro giornalisti, contro rappresentanti eletti del popolo, nei Comuni, ebbene per noi di Serenissima News questa è intimidazione bella e buona: si cerca di tappare la bocca, di impedire la libera espressione di opinione storica e di critica, di imbavagliare sindaci e consiglieri comunali che vogliono cambiar nome alle vie e alle piazze intitolate a Luigi Cadorna.

Il problema delle querele bavaglio è un fenomeno contro cui da anni si batte anche l’Ordine dei giornalisti, e che riduce la nostra libertà perché si ha sempre timore di essere trascinati nella macchina della giustizia.

Specchia, da Via Cadorna a Via Gino Strada

Al convegno di domenica 29 gennaio a Noventa Padovana interverrà infatti, in videocollegamento, Anna Laura Remigi sindaco di Specchia, un piccolo meraviglioso borgo del Salento, che ha da poco intitolato a Gino Strada la via Luigi Cadorna, resistendo coraggiosamente alle pressioni di chi voleva impedire che sindaco e consiglieri comunali esprimessero liberamente il loro pensiero.

Specchia, nel Salento, è tra i borghi più belli dell’Italia (foto di Lupiae, licenza CC)

Una questione di libertà e di democrazia

E’ una questione di democrazia, una questione di libertà. Come ha scritto il nostro grande avvocato Alessio Morosin, non si possono trattare i giudizi storici espressi cento anni dopo sull’operato di un personaggio pubblico e storico quale fu Luigi Cadorna, alla stregua di insulti e diffamazioni tra vivi.

Parliamo male di Garibaldi…

Vogliamo essere liberi di rivedere il giudizio storico su Luigi Cadorna, come su Garibaldi, su Napoleone, su Vittorio Emanuele, su Mazzini e su tanti altri personaggi storici che a nostro umile ma radicato giudizio hanno commesso crimini, hanno fatto il male del Veneto e dell’Italia. E non accettiamo che sia un Tribunale a dirci se possiamo e fin dove possiamo, parlar male di Cadorna: non è quella di un Tribunale la sede per discutere di questo.

Il giudizio, sulla storia e sui suoi protagonisti, deve restare libero: nessuno insulta “gratuitamente” Cadorna, ma tutti devono essere liberi di condannare duramente ciò che ha fatto, il ruolo che ha avuto, gli ordini che ha dato, e liberi di dire, se questo è il loro pensiero, che sono crimini di guerra e che il generale non merita di essere onorato nelle nostre strade e nelle nostre piazze.

Grande Guerra, mito che è vietato discutere?

La Grande Guerra, nella propaganda sabauda e poi fascista, è stata dipinta come una quarta guerra d’indipendenza. E come le altre guerre di indipendenza, come tutto il cosiddetto Risorgimento, anche la Grande Guerra è stata fatta diventare un mito, un mito “fondatore” dell’unità d’Italia che è vietato discutere, sul quale è proibito ogni libero giudizio storico che si discosti dalla mitologia ufficiale.

Alcuni tra gli studiosi che interverranno, domenica 29 a Noventa Padovana, al convegno di Raixe Venete, hanno pagato sulla propria pelle l’ostracismo della cultura ufficiale. Pensiamo a Lorenzo Del Boca ed Ettore Beggiato, che con il loro appassionato lavoro ci hanno svelato un Risorgimento, e un’epopea napoleonica, clamorosamente diversi dalla montagna di bugie che ci hanno insegnato e che ancora ci insegnano a scuola.

Sulle strade vogliamo i grandi della Serenissima

Nessuno ci tapperà la bocca. La millenaria storia della Serenissima Repubblica allinea un Pantheon sterminato di uomini e di donne, di grandi figure che hanno segnato la civiltà veneziana e quella europea. Nomi che vogliamo vedere sulle strade e sulle piazze centrali delle città venete, al posto dei discutibili personaggi imposti dalla propaganda sabauda.

 

 

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