17 Aprile 2024
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ICEC, un Manifesto per l’autodeterminazione e l’indipendenza dei popoli

Siamo molto felici di annunciare il nostro decimo anniversario come ONG internazionale per l’autodeterminazione e l’indipendenza. Ed è, in occasione di questa celebrazione del 14 luglio, che vorremmo ringraziare tutti i democratici in tutta Europa (e non solo) che ci hanno mostrato il loro sostegno.

Diritto universale ad autodeterminazione e indipendenza

La bandiera della Catalogna indipendente (foto di Adam Jones, CC BY-SA2.0)

Dobbiamo dire che è grazie all’approccio costante, onesto e indipendente di tutti i partner e osservatori ICEC, e grazie al sostegno popolare ricevuto dal 2009, quando abbiamo iniziato ad operare all’interno dell’organizzazione del movimento catalano alla base dei referendum popolari (2009 -2011), che abbiamo infranto numerosi traguardi e aperto nuovi spazi e opportunità per la causa indipendentista, e così facendo siamo orgogliosi di essere stati la prima associazione a:

•             Costituire una ONG internazionale con sede a Bruxelles con l’unico scopo di difendere attivamente l’esercizio del diritto universale all’autodeterminazione e all’indipendenza dei popoli.

•             Sviluppare una rete di osservatori internazionali indipendenti per diversi referendum ed elezioni ufficiali.

•             Organizzare per la prima volta una manifestazione congiunta (marzo 2013, Bruxelles) con diversi movimenti indipendentisti internazionali, difendendo non il diritto all’autodeterminazione (tutti i popoli ce l’hanno) ma il suo esercizio.

•             Fare una campagna a livello paneuropeo per raccogliere firme a favore del diritto dei popoli all’autodeterminazione del proprio futuro e presentare le 700.000 raccolte al Parlamento Europeo.

•             Tenere una conferenza annuale al Parlamento Europeo dal 2010. Con il nostro impegno abbiamo superato molti ostacoli come quando siamo stati esortati dall’ufficio di Tajani a cancellare la conferenza dal titolo: “La Catalogna può salvare l’Europa?”. Tutti i partner sono rimasti determinati e la conferenza è andata avanti con enorme successo.

•             Creare un programma di ospitalità informale per accogliere e ospitare visitatori indipendenti in case private e ostelli. Con l’ultima nel 2017 abbiamo organizzato alloggi gratuiti nelle case fiamminghe per 1000 famiglie catalane.

•             Avere una presenza regolare sui media internazionali, con numerosi interventi sui media mondiali (BBC, ITC, CNN, France 24h, Russia Today (RT), Aljazeera, El Globo, Politico, Progreso, e numerose radio pubbliche nazionali USA, australiane, irlandesi , bulgaro, austriaco,…) e diverse collaborazioni sulla stampa a livello europeo.

Al fianco di scozzesi, catalani, veneti e sudtirolesi

Abbiamo avuto un ruolo politico attivo nell’ultimo decennio all’interno del lavoro intrapreso dai movimenti scozzese, catalano, fiammingo, basco, veneto e sudtirolese che lottano per l’autodeterminazione e l’indipendenza. Siamo stati un testimone costante e vicino in tutti questi anni mentre molti dei nostri paesi hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi indipendentisti nei nostri parlamenti e governi.

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Abbiamo condiviso la gioia di tante vittorie indipendentiste e condividiamo la disperazione quando queste stesse vittorie non ci hanno ancora portato all’indipendenza nei nostri paesi.

È per tutto questo che stiamo rinnovando il nostro sito web per essere pronti  con nuovi approcci e iniziative che verranno presto annunciate e con il desiderio di pubblicare il seguente manifesto:

“Lo era, lo è e sarà nelle mani del popolo

Negli ultimi 12 anni, i movimenti europei per l’autodeterminazione, insieme alle organizzazioni politiche che condividono questo stesso obiettivo, si sono incontrati e hanno lavorato insieme su iniziative di successo sotto l’egida della Commissione internazionale dei cittadini europei (ICEC).

Una rete tra movimenti indipendentisti nazionali

Questi tanti progetti condivisi hanno sempre avuto tre obiettivi principali:

1. Creare un punto d’incontro internazionale consolidato al fine di promuovere un flusso diretto di informazioni a tutti i livelli tra più paesi, rompendo un lungo isolamento esistente tra gli indipendentisti nazionali che ne impediva il riconoscimento e l’arricchimento reciproci.

2. Difendere e promuovere il diritto universale dei popoli all’autodeterminazione e all’indipendenza sia in teoria che in azione, rafforzando una ricca e stretta collaborazione con professionisti del mondo accademico e dei media, nonché attivisti determinati e politici impegnati.

Autodeterminazione intrinseca alla democrazia

3· Normalizzare tra le istituzioni europee e, in particolare, tra la cittadinanza europea il concetto di autodeterminazione e indipendenza come obiettivo politico positivo, equo, realizzabile e “vantaggioso per tutti” intrinseco alla democrazia e ai suoi valori fondamentali di libertà, pace , uguaglianza e giustizia.

Violazioni dei diritti umani

Milioni di cittadini europei che vivono nella propria patria sono condannati a una cittadinanza di seconda classe non a causa della loro origine, religione, orientamento sessuale, genere, razza o condizione economica, ma a causa della loro cultura. Il trambusto dovuto alla grande quantità di violazioni dei diritti umani che subiamo quotidianamente in tutto il mondo è profondamente inquietante e triste e alcuni potrebbero essere inclini a credere che difendere la propria cultura per consentirle di sopravvivere, possa essere inutile o addirittura SBAGLIATO.

Essere considerati parte di una popolazione non in grado di gestire le proprie aspirazioni, sovranità o lingua è una sofferenza quotidiana per milioni di cittadini Europei. Affermare il diritto delle persone ad essere libere e indipendenti è un dovere e deve essere affrontato se desideriamo un’Europa forte, impegnata con democrazia nei suoi valori fondamentali: libertà, uguaglianza, pace e giustizia.

Come può accadere questo nell’Europa del XXI secolo?

Il globalismo contro le diversità

 

Vorremmo evidenziare tre punti principali:

•             Il globalismo ci ha portato molti importanti progressi, tuttavia, il processo decisionale è ridotto a una manciata di organizzazioni che fanno pressioni per avere regolamenti europei e politiche governative mondiali adattate a loro favore e beneficio. Il concetto di stato e l’idea che uno stato dotato di poteri democratici possa decidere di non accettare nessuna di queste complesse decisioni multinazionali interdipendenti non è uno scenario attraente. Il globalismo vede il progresso come l’opportunità di fornire soluzioni per una patria unica, uniformata a livello mondiale, che tenga conto solo dei benefici materiali e che non tenga conto della cultura e della diversità come un modo umano veramente essenziale per fornire un futuro ricco e appagante per tutti.

Territori oppressi negli stati europei

•             Dopo la seconda guerra mondiale, gli stati europei decisero di scambiare proiettili con schede elettorali come un modo saggio e civile per risolvere i conflitti. Allo stesso tempo, però, molte questioni locali sono state tenute lontane dalla luce del focus internazionale; oltre all’interesse internazionale e nazionale per l’evoluzione dei tesi rapporti tedeschi, russi e americani -nella ripresa da una drammatica crisi umana, politica ed economica- la situazione di molti territori oppressi da dittature recenti o contemporanee è stata ignorata, lasciando il loro caso irrisolto.

Non ci sono stati processi contro alcuni regimi fascisti né alcuna riparazione storica ai terribili danni che hanno causato, e oggi Paesi Baschi, Catalogna, Veneto, Alto Adige, ecc… ne stanno ancora subendo le conseguenze con la complicità silenziosa delle istituzioni dell’Unione Europea, un posizione tollerante che alimenta il nazionalismo statale aggressivo.

Nazioni ridotte a Regioni

•             Questo ha una diretta conseguenza sulla popolazione e sui politici di molte nazioni, oggi artificialmente ridotti e livellati come “regioni” o “autonomie”. In questi ultimi anni abbiamo visto come milioni di cittadini sono scesi pacificamente in piazza per mostrare il loro sostegno all’indipendenza; abbiamo visto come le urne sono state riempite con milioni di voti per l’indipendenza, ma ancora non abbiamo visto nessuno di questi paesi diventare uno stato indipendente.

Caso Catalogna e la minaccia della violenza

Il caso della Catalogna ha dato una lezione: milioni di persone per strada e milioni di voti per l’indipendenza non bastano se nel momento in cui l’indipendenza diventa realtà, il governo che fa la volontà del popolo non si tiene unito e fedele alla Democrazia.

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La democrazia ha bisogno di essere sostenuta, ancor di più, quando l’avversario minaccia con l’uso della violenza contro la popolazione pacifica. È allora che il potere del voto popolare (democrazia) deve determinare l’azione del governo.

Catalogna, i leader indipendentisti esultano fuori dal carcere

La minaccia della violenza e la paura non possono ostacolare le decisioni di un paese su ciò che hanno espresso le persone con il loro voto. Se è così, conserverai il “potere minaccioso” che hai criticato come demofobico, bruciando ogni possibilità di essere libero. Se la strada è la democrazia, il mandato democratico è un obbligo.

Prigionieri politici in Europa!

Oggi in Europa i “prigionieri politici” non sono una realtà straniera, esotica. Metà del governo catalano fu imprigionato e l’altra metà costretta all’esilio, è vero che tutti avrebbero potuto scegliere diversamente, potevano attenersi al mandato del popolo e rimanere in Catalogna difendendo le istituzioni dello stato indipendente catalano restaurato ma hanno dichiarato di avere scelto di non farlo per un’imminente minaccia di spargimento di sangue militare spagnolo nelle strade della Catalogna, e per il consiglio dato da Juncker e altre figure politiche per avviare un dialogo con lo stato spagnolo. Oggi, la repressione spagnola è in pieno svolgimento, con più di 3000 cittadini catalani perseguiti in relazione alla rivendicazione dell’indipendenza catalana (come anche i giovani di Altsasu sono stati ingiustamente imprigionati per motivi politici).

Indipendenza sempre legittima se c’è la maggioranza

Per concludere:

L’ICEC è al fianco di tutti coloro che con metodo democratico lottano per risolvere situazioni ingiuste del proprio Paese bisognoso di giustizia e indipendenza.

Riteniamo estremamente importante continuare a inondare le strade con la rivendicazione dell’indipendenza, riteniamo essenziale continuare a riempire le urne con milioni di voti indipendentisti ma consideriamo anche un punto chiave la necessità di esaminare la realtà politica di ciascun paese e di dare una spinta politica solo a quei politici che sono pronti e preparati a obbedire alla democrazia e, quindi, ad adempiere al mandato espresso dal suo popolo, al di là di ogni minaccia esterna, compresa la violenza di stato.

L’indipendenza è possibile perché l’indipendenza è un obiettivo politico democratico, legale e legittimo quando sostenuto da una maggioranza democratica. La sua vittoria è sempre stata, è e sarà solo nelle nostre mani, uniamoci e vinciamo!

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