“Patria senza mare. Perché il mare nostrum non è più nostro. Una storia dell’Italia marittima.” È un corposo volume di Marco Valle edito da “Sign Books” nel maggio del 2002.
L’autore è giornalista e saggista, laureato in storia; collaboratore de “il Giornale” e di “Storia in Rete” e stato caporedattore di “Qui Touring”. Ha pubblicato “150 anni d’Unità nazionale”, “Confini e conflitti”, “Le Pen, la donna che spaventa l’Europa”, “Suez, il Canale, l’Egitto e l’Italia” e “il futuro dell’Africa è in Africa”.
Già portavoce del ministro della Difesa e consulente della Commissione Italiana di Storia Militare.
Il capitolo sulla battaglia di Lissa
Una voce alquanto autorevole mi sembra di poter dire, ed è per questo che voglio proporre ai lettori di “Serenissima.news” come conclude il capitolo incentrato sulla battaglia di Lissa (20 luglio 1866):

Marineria adriatica contro tirrenica
“Ma in quella terribile giornata, assieme alla meritata vittoria di Tegetthoff, si consumò anche uno scontro fratricida tra la marineria adriatica e quella tirrenica. La leggenda narra che mentre il “Re d’Italia” veniva inghiottito dai gorghi, dalle tolde nemiche si levò potente il grido “Viva San Marco”. Esagerazioni “venetiste”? Probabilmente si, come annota Zorzi ricordando il clima di de-venetificazione della flotta dopo i fatti del ’49″.
Equipaggi istro-veneti, lingua di bordo veneta
“Di certo, come per il Lloyd, gli equipaggi della marina imperiale erano in gran parte istro-veneti e dalmati – scrive Marco Valle – la lingua di bordo era il veneto coloniale, sui pennoni, ai timoni e ai cannoni vi erano, come nel caso di Nane Vianello e del chioggiotto Tomaso Penso, ambedue decorati con Medaglia d’Oro, genti di Venezia, Trieste, Pola (tra cui il trisnonno di chi scrive), Lussino, Zara, Traù, Spalato, Ragusa, Cattaro. Lissa è una tragedia tutta italiana”.
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Ettore Beggiato









