30 Aprile 2024
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Breviario Grimani, il capolavoro della miniatura fiamminga nel Tesoro di San Marco

Questo volume è una riproduzione parziale in fac simile dell’originale custodito presso la Biblioteca Marciana di Venezia. Misura 23×29 cm, con apertura alare di 44 cm.
Riporta al suo interno 110 miniature, le quali danno particolare importanza alla raffigurazione simbolica dei 12 mesi che compongono un anno; non mancano però ovviamente anche le raffigurazioni di carattere religioso e profano, coprendo gli episodi salienti del Nuovo Testamento e illustrando i segni zodiacali.
Il volume è una seconda edizione stampata nel 1979 dalla Fantonigrafica di Venezia, di Giampaolo Perer, per conto del gruppo editoriale Electa (Milano). Esiste anche un’altra riproduzione, completa, di mm 280×215 (esterno: 300×225 circa) con 835 carte, per un totale di 1670 pagine. Rilegato in velluto di seta rosso, montato su tavolette lignee, cucitura a mano su cinque spaghi, con indorsatura a tondo e creazione di due capitelli.
Tagli in oro con bulinatura eseguita manualmente a piccoli ferri, applicazione ai due piatti di fregi dorati rigorosamente conformi agli originali, cui sono fissate cinghiette in cuoio rivestite in velluto per il serraggio del volume. Guardie e controguardie in tessuto. Tiratura di 750 esemplari numerati, più 80 fuori commercio, della Salerno Editrice (Roma, 2009).

Il codice fiammingo risale alla fine del 1400

“Il codice noto come “Breviario Grimani” è indiscutibilmente uno dei massimi se non il massimo capolavoro dell’arte della miniatura fiamminga del Rinascimento. Elaborato tra la fine del ‘400 e i primi anni del ‘500 da artisti che continuavano o attuavano la lezione di Van Der Goes, Memling, Gerard David, Metsys, Jan Gossaert, ecc.
Di committenza incerta, il manufatto mostra qualche affinità con l’ugualmente famoso e più antico codice delle Très Riches Haures del Duca di Berry (oggi custodito al museo di Chantilly), posseduto da Margherita d’Austria governatrice dei Paesi Bassi.

Il Cardinal Grimani lo pagò 500 ducati d’oro

Venne acquistato intorno al 1520 per ben 500 ducati d’oro dal Cardinale Domenico Grimani, che lasciandolo in eredità alla Serenissima Repubblica di Venezia vincolava il lascito alla condizione che il codice venisse mostrato solo a persone di straordinario riguardo ed in circostanze eccezionali. Prima però di essere mandato alla Repubblica passò al fratello Vincenzo Grimani e poi al nipote Marino, che fu patriarca di Aquileia, il quale lo tenne appresso, a Roma, fino alla sua morte avvenuta nel 1546.
Fino al 1781 fu custodito dai Procuratori De Supra, poi entrò a far parte del tesoro di San Marco.”
(I testi sono un riassunto del volume stesso e della documentazione a esso allegata).
Quest’opera potrebbe aver influenzato alcuni pittori veneti, da Tiziano a Jacopo da Bassano, venuti probabilmente in contatto con l’opera.
Stefano Veronese
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