21 Novembre 2025
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Libertà, federalismo, Europa: questa è la Lega, basta col nazionalismo ottocentesco. La lezione di Bossi

Nel momento decisivo per la Lega, torna Umberto Bossi. E ci parla ristampando un testo che scrisse nel lontano 1993, di una attualità stupefacente, un testo che richiama i princìpi fondamentali, i cardini, quelli che lui chiama il cuore della Lega.

Un messaggio che indica la strada

La recentissima ristampa della prefazione che Umberto Bossi scrisse nel 1993 per l’edizione del romanzo “La Lega Lombarda” di Massimo D’Azeglio, non è certamente casuale. La lezione di Bossi è un messaggio chiaro, netto, potente, con il quale il padre fondatore interviene nel dibattito di oggi con parole che, proprio per essere state scritte più di trent’anni fa, assumono una forza e un’autorevolezza inattese. Quello di Bossi è un messaggio che taglia come una spada i nodi che oggi la Lega, apparentemente, non riesce a sciogliere.

Umberto Bossi, presentazione de ‘La Lega Lombarda’ di Massimo D’Azeglio. 2025, copertina

Ai militanti e agli elettori perplessi e sconcertati, ai dirigenti muti ed esitanti di una Lega snaturata dall’interno dalla svolta nazionalista di Matteo Salvini e ora occupata dalle milizie di Vannacci, che stanno definitivamente trasformandola in un partito di destra iperitaliano e ipernazionalista, segnato persino da non celate nostalgie fasciste, e ferocemente antieuropeo, il vecchio Capo indica la strada.

Vannacci e la X Mas….. è questa, oggi, la Lega?

No al “nazionalimo ottocentesco”

Una strada opposta a quella imboccata da Salvini e Vannacci. E non solo per la centralità che la voce di Bossi restituisce al federalismo e alle autonomie nel pensiero della Lega, dando forza agli Zaia e ai Fedriga che si oppongono come possono – ma forse potrebbero di più – alla deriva vannacciana e salviniana che sta svuotando la Lega e sostituendone gli ideali politici. Il messaggio di Bossi è dirompente anche per la chiara posizione nei confronti dell’Europa.

Matteo Salvini in tricolore

Ai professionisti dell’antieuropeismo, a quelli che volevano uscire dall’euro e poi dalla Unione Europea, agli ipernazionalisti di “Prima l’Italia” che fanno sponda a Putin e Trump e sono alleati in Europa con tutti i partiti di destra nemici dell’Europa, la voce di Bossi risuona con la potenza delle parole profetiche che richiamano il popolo alla vera fede. E’ lo Stato nazionale e centralista il nemico, non l’Europa dei popoli che vogliamo costruire, e che non si può costruire se non superando i “nazionalismi ottocenteschi”.

Libertà, federalismo, Europa

Libertà, federalismo, Europa. Questo è il cuore della Lega, la sua ragione di essere al mondo, e in Parlamento. “Il federalismo europeista è il pensiero della Lega” – scrive Bossi -. Basta col “nazionalismo ottocentesco che si ostina a frenare la spinta verso l’unità europea“. Il nazionalismo ottocentesco che continuando a sacralizzare gli Stati nazionali, da un lato impedisce l’integrazione europea e dall’altro è nemico giurato delle autonomie regionali.

Autonomia dei popoli nell’Europa unita

Così parlò Bossi: “Dopo il centralismo del periodo nazionalista e quello del periodo fascista, è oggi indispensabile superare il centralismo partitocratico. Dal superamento di questo centralismo, che ha sottratto il potere a ogni controllo, si potrà poi ripartire per relizzare una maggiore giustizia fondata sull’autonomia dei popoli“.

I liberi Comuni padani e la Repubblica di Venezia – scrive Bossi nella prefazione alla Lega Lombarda – non si sognavano minimamente di contestare l’unità dell’Europa continentale rappresentata idealmente dal Sacro Romano Impero. Di questa Europa si sentivano parte integrante e viva...”.

L’autodeterminazione fiscale

Molti studiosi nel Risorgimento – lamenta Bossi – hanno trasformato la Lega Lombarda nell’antesignana di una Unità di cui, in quel XII secolo, non si capiva il senso né si aveva l’ideale. Ma…è altrettanto ingiusto ridurre, come si fa oggi, quella grande e gloriosa resistenza della Lega contro l’Impero a una semplice difesa di piccoli egoismi nel nome di autonomie municipali“.

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La Lega Lombarda non si era battuta in campo aperto, sino alla battaglia di Legnano, per l’indipendenza dell’intera penisola, quale anticipatrice del Risorgimento e punta di un movimeno xenofobo antitedesco, contrario a un governo unitario dell’intera Europa, quale fu quello del Sacro Romano Impero medievale. La Lega Lombarda – afferma Bossi – era scesa in campo innanzitutto per affermare l’autodeterminazione fiscale e il libero commercio delle città lombarde. Ovvero all’insegna di quella libertà  che ha sempre ispirato e a tutt’oggi ispira la mia azione politica”.

Esigenza di libertà

“Quegli orgogliosi combattenti – scrive Bossi, quasi profetizzasse le odierne trattative tra Regioni e Stato per l’autonomia differenziata – erano spinti da un’esigenza di libertà, inclusa la libertà di decidere quanta parte delle tasse dovesse andare ai servizi e al lustro dei rispettivi Comuni e quanta invece all’Impero. Alla nascita della Lega Lombarda presiedette un forte impulso etico di libertà, di affermazione di virtù civili che trascende ogni gretto particolarismo comunale“.

È la democrazia che crea lo sviluppo

“Non è lo sviluppo economico ad aver favorito lo sviluppo della democrazia – spiega Bossi – al contrario, è il lento e progressivo costruirsi di un tessuto democratico che affonda le sue radici nelle libertà acquisite dai Comuni italiani del XII secolo ad aver posto le basi dello sviluppo economico dell’Italia settentrionale”.

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“Laddove invece – conclude il Senatur – si affermò il dispotismo, dove il suddito venne abituato a dipendere per la propria esistenza dai favori del potente, ancor oggi l’affermazione della democrazia è una facciata di comodo. Il voto di scambio non è che la moderna versione della sudditanza economica e morale: tra famiglia e famiglia manca il tessuto connettivo delle istituzioni democratiche, è assente la mentalità che porta al rispetto del bene comune a tutti i cittadini”.

 

Alvise Fontanella

 

 

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