Il martire dimenticato del 1809 nel Polesine napoleonico
Nel caldo luglio del 1809, mentre l’Europa era sconvolta dalle guerre napoleoniche, anche le campagne del Basso Polesine si infiammarono di rivolta. A Rovigo, il giorno 7, un uomo semplice ma determinato, Domenico Lavezzo possidente della Boara Pisani, insorgente come molti altri stanchi del governo napoleonico, issò una bandiera austriaca nella piazza principale, dando avvio a uno dei gesti simbolici più forti dell’insorgenza anti-napoleonica polesana. Quel gesto, celebrativo per alcuni, provocatorio per altri, gli sarebbe costato la vita meno di una settimana dopo.

Una morte che, ancora oggi, fa pensare più al dramma del celebre quadro di Goya sul 3 maggio 1808 che alla solennità dei processi ufficiali: fucilato senza processo, lungo una strada polverosa, da soldati francesi in ritirata.
Il giorno della bandiera – 7 luglio 1809

Alle cinque del pomeriggio, un nuovo gruppo di insorti provenienti da Boara, guidati da Liberale Cecchetto, irruppe in Rovigo. Tra loro anche Domenico Lavezzo. Portavano con sé una bandiera austriaca, simbolo di speranza di libertà e crollo dell’odiato regime napoleonico.
Appesa la bandiera in piazza. Ma ben presto, timori e voci discordanti iniziarono a circolare: c’era davvero un corpo austriaco nei dintorni? Oppure era solo una messinscena?
Per ventitré ore si alternarono suoni a festa e ordini di smettere. Finché, di nuovo, i gruppi tumultuanti – in primis quelli di Boara – ripresero a suonare le campane a stormo e marciarono fuori città dalla stessa via da cui erano arrivati. La scintilla, però, era ormai accesa.
Lo scontro e la ritirata – 12 luglio
Il combattimento sul condotto
Il 12 luglio, presso il condotto di Santa Apollinare e Ceregnano, vi fu uno scontro violento: 230 soldati francesi che arrivavano da Adria stavano trasportando prigionieri catturati nei giorni precedenti quando furono attaccati da altri insorti. Le archibugiate squarciarono il silenzio rurale.

La vendetta dei francesi
Il giorno dopo, i soldati napoleonici ripresero il cammino verso Chioggia. Ma durante il tragitto, oltre il ponte della Rezzinella, cominciarono le esecuzioni. Uno fu fucilato sul posto. Altri dieci furono giustiziati nei pressi di Anguillara e Borgoforte. I registri napoleonici confermano che tra questi vi fosse proprio Domenico Lavezzo, identificato come “fucilato”. L’uomo che aveva issato la bandiera non ebbe mai un processo: la sua sentenza fu scritta col piombo.
L’uomo della bandiera: memoria e giustizia

Domenico Lavezzo, “l’uomo della bandiera”, oggi è pressoché dimenticato, sepolto sotto strati di silenzio e retoriche nazionali. Ma proprio la sua morte – così brutale, immediata, non celebrata – ricorda quel capolavoro di Francisco Goya che raffigura l’esecuzione degli insorti spagnoli del 3 maggio 1808.
Lì come qui, uomini semplici furono uccisi non per reati, ma per simboli. Per aver creduto in qualcosa. Per aver alzato una bandiera.
Marco Fornaro
Fonti
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Ulisse Vaccari, articolo del Corriere del Polesine. (marzo 1900)
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Carlo Bullo, Nuovo Archivio Veneto, n. 18.
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Patrizio Antolini, Il brigantaggio nel Dipartimento del Basso Po nel 1809.
- Registro civile napoleonico delle morti di Anguillara (PD) anno 1809








