Togliere il nome del generale Luigi Cadorna dalla toponomastica veronese, veneta e italiana. E’ la richiesta che sottoscrive che firmerà la petizione online, sul sito change.org , indetta da Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento.
Valpiana: Cadorna simbolo negativo
“Cadorna è un simbolo negativo della Prima Guerra Mondiale – ha detto Mao Valpiana – fucilava i nostri soldati, li mandava al massacro”. Il Movimento Nonviolento ha scelto di lanciare la petizione in corrispondenza del 4 Novembre, festa delle Forze Armate.

La petizione chiede di togliere l’intitolazione a Cadorna della piazza veronese di Borgo Trento. Quella piazza, che si affaccia sul Ponte della Vittoria, il Movimento Nonviolento chiede che sia invece dedicata non a Cadorna, ma ai Disertori della Grande Guerra, ai giovani che disobbedivano, che contestavano gli assalti suicidi.
Cadorna o Matteotti, bisogna scegliere
Tanto più, osserva Valpiana, che “piazzale Cadorna è adiacente a Lungadige Matteotti, il martire antifascista che si oppose all’entrata in guerra dell’Italia. Non si può onorare insieme Cadorna e Matteotti, bisogna scegliere!”.
Non è la prima volta che il Movimento Nonviolento veronese prende l’iniziativa e chiede di togliere al generale Cadorna l’onore di essere ricordato nella toponomastica veronese. Da oltre dieci anni intorno al Movimento Nonviolento si è formato un Comitato cittadino che rinnova la stessa richiesta, finora inascoltata.
Diserzione, fenomeno di massa
La diserzione, nell Grande Guerra, non fu, secondo il Movimento Nonviolento, un fatto individuale, ma “un vero e proprio fenomeno di massa”, una modalità popolare per opporsi alla carneficina e alla follia di quella che il Papa stesso aveva definito “inutile strage“.
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Infatti, ricorda il Movimento, “durante e dopo la guerra furono celebrati ben 470.000 processi per renitenza e oltre un milione di processi per diserzione e per altri gravi reati (procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento) e ciò ci fa capire quanto vasta e di massa fosse l’opposizione alla guerra“.
Il senatore Danieli
Sbaglierebbe chi pensasse che la richiesta di togliere il nome di Cadorna dal piazzale di Verona sia un’esclusiva del Movimento Nonviolento. La stessa richiesta viene da Paolo Danieli, uno dei grandi leader storici della Destra veronese, senatore per quattro legislature.

Sentite come tuonò Paolo Danieli l’anno scorso, in vista del 4 novembre: «Il 4 Novembre sia l’occasione per cambiare nome a Piazzale Cadorna, generale che non solo è stato responsabile del disastro di Caporetto, ma di aver mandato inutilmente al macello decine di migliaia di soldati italiani, facendone fucilare almeno un migliaio in nome di una disciplina militare ottusa e crudele. Non si tratta di ‘cancel culture’. Ma solo, dopo più di un secolo e alla luce dell’unanime giudizio degli storici, di ripristinare la verità».
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Il caso di Michele Favero
Alla luce di queste richieste, tutte motivate da un pesante giudizio storico negativo sul generale Cadorna, ci chiediamo come sia possibile, in un Paese democratico, che il segretario di un partito politico, Michele Favero di Indipendenza Veneta, per le parole pesanti usate contro Cadorna, sia stato denunciato dal nipote del generalissimo, sia stato assolto in sede penale ma condannato in sede civile per gli stessi fatti a pagare decine di migliaia di euro per diffamazione.

Un secolo di critiche a Cadorna
Non vi è dubbio che l’aspra contestazione all’operato del generale Cadorna sia largamente diffusa, e perduri da oltre un secolo: dalle critiche pesantissime che gli furono rivolte nello stesso Parlamento Sabaudo a guerra appena conclusa, fino a Gramsci, a Camon, a mille altri, fino ai giorni nostri.
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E tutti questi contestatori di Cadorna, sempre, hanno motivato i loro giudizi con le stesse accuse, quelle di aver mandato al macello i soldati, in assalti suicidi che non a caso sarebbero stati battezzati “assalti Cadorna”, e di aver adottato, unico esercito in Europa, la decimazione dei “sospettati” come metodo disciplinare.
Favero assolto ma condannato
Non comprendiamo come la Giustizia italiana, pur assolvendo Favero in sede penale e ammettendo necessariamente che tali accuse sono opinioni legittime, giudizi storici ampiamente dibattuti nel Paese, possa poi sottoporre a pesanti ritorsioni economiche un esponente politico che le riafferma e le riassume in termini certo pesanti ma adeguati alla pesantezza dei giudizi storici.
Libertà a pagamento
Lo ripetiamo ancora una volta: se criticare pesantemente Cadorna non è reato, come è giusto che non sia, il bavaglio “economico” applicato a Michele Favero è una questione di libertà. Perché significa che solo chi ha larghe disponibilità economiche può liberamente esprimere le proprie opinioni, e gli altri meno. La libertà di opinione e di espressione non può essere a pagamento!
Alvise Fontanella








