27 Luglio 2024
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Dov’è nata l’automobile? In Veneto, naturalmente. Primo a guidarla, un bambino

Dov’è nata l’automobile? Ma in Veneto, naturalmente. E chi l’ha inventata? Un veneto, naturalmente. E pochi lo sanno, naturalmente.

Eppure la carrozza che si muove da sola, il veicolo auto-mobile, l’invenzione che ha segnato la modernità, è nata in Veneto. E il primo a guidare l’oggetto che avrebbe cambiato il mondo, fu un bambino.

Enrico Zeno Bernardi, veronese di Quinzano

Il primo veicolo non trainato da un cavallo, mosso da un motore a scoppio, un motore a benzina, che abbia solcato le strade del mondo, lo ha fatto nei dintorni di Verona, e il suo costruttore era un veronese, un genio assoluto, che non è eccessivo paragonare a Leonardo.

Enrico Zeno Bernardi

Si chiamava Enrico Zeno Bernardi. Era nato a Quinzano, vicino a Verona, suddito dell’Impero Austroungarico, ed aveva otto anni quando Daniele Manin rifondò la Repubblica Veneta. E di quegli anni – incredibile! – sono i suoi primi disegni tecnici, i suoi primi studi, le sue prime ingegnosissime realizzazioni tecniche.

Karl Benz è arrivato dopo

Quasi tutti credono che la prima automobile l’abbia messa su strada Karl Benz, in Germania, nel 1885.

Peccato che il grande ingegnere tedesco, tra i padri della Mercedes Benz, sia arrivato tardi con il suo famosissimo triciclo chiamato Motorwagen. Perché già l’anno prima, nel 1884, nei dintorni di Verona, girava il triciclo spinto da un motore a scoppio, funzionante a benzina, costruito da Enrico Bernardi.

L’invenzione del motore “leggero” per auto

Il motore a scoppio, come alternativa al motore a vapore, era stato inventato da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci a Firenze nel 1853, ma si trattava di una macchina pesante, a idrogeno, inadatta all’uso stradale, e utilizzata solo in applicazioni industriali e marittime.

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Enrico Bernardi inventò invece un motore piccolo, agile, leggero, a benzina: il motore del futuro. Lo brevettò nel 1882, anni prima dei tedeschi. E funzionava già dal 1880, quando papà Enrico lo installò sulla macchina da cucire di casa, per far risparmiare fatica alla figlia Pia.

Il primo veicolo con motore a scoppio, a benzina

Due anni dopo, toccò al figlio Lauro: la “motrice Pia”  venne montata su un triciclo di legno. Era il 1884 e quel triciclo fu il primo veicolo auto-mobile al mondo mosso da un motore a scoppio che andava a benzina, come le auto di oggi: con quel triciclo – tre marce e retromarcia – il figlio Lauro scorrazzò allegramente per le strade di Quinzano ed Enrico Bernardi presentò il veicolo all’Expo di Torino dello stesso anno, e fu premiato dalla medaglia d’oro.

Il triciclo a motore a scoppio di Enrico Bernardi al Museo della scienza e tecnologia di Milano: mancano le ruote anteriori e le sovrastrutture in legno, ma si apprezza la compattezza del motore

Era un veicolo giocattolo, a misura di bambino, perché Lauro aveva appena cinque anni. Ma proprio per questo ebbe una risonanza mondiale, perché era la dimostrazione migliore che il motore Bernardi era adatto all’autotrazione: è incredibile la compattezza, la leggerezza (dieci chili, incredibile…), la semplicità di quel piccolo motore monocilindrico a benzina, con accensione a candela, del suo cambio a tre marce con retromarcia, della modernissima geometria del suo sterzo.

Miari e Giusti, Padova: prima casa automobilistica d’Italia

Negli anni che seguirono, gli ultimi dell’Ottocento, Enrico Bernardi fu docente di ingegneria all’Università di Padova, e sviluppò il suo motore, un quattro tempi che prevedeva già l’incrocio delle fasi, come i motori moderni.

Nel 1894, insieme a due suoi neo-laureati in ingegneria a Padova, Giacomo Miari de Cumani e Francesco Giusti del Giardino, nobili, appassionati dei “nuovi motori” e futuri senatori del Regno, fondò la “Miari e Giusti“, industria che nacque proprio sulla scommessa imprenditoriale di produrre le auto progettate dal professor Bernardi.

Triciclo Bernardi, Miari e Giusti, 1896. Museo dell’Automobile di Torino

La padovana Miari e Giusti fu – altro primato del Veneto – la prima Casa automobilistica d’Italia. La fabbrica era in via San Massimo, a Padova. Ma produsse solo un centinaio di vetture, tra grandi problemi finanziari, e chiuse nel 1901, mentre la Fiat invece partiva a razzo e reclutava lo stesso Bernardi. Forse, se non ci fosse stata l’Italia a trazione piemontese, Giovanni Agnelli e il Triangolo industriale mangiatutto… ma questa è un’altra storia.

Bernardi docente a Padova per trent’anni

Le vetture Miari e Giusti di Bernardi avevano potenze maggiori e consumi minori dei motori di Karl Benz, e vinsero molte delle prime gare automobilistiche della storia.

Bernardi fu docente all’Università di Padova per trent’anni, e in questo periodo elaborò soluzioni ingegneristiche tuttora praticate nei motori e nelle auto di oggi, una raffica di brevetti fondamentali, dall’impianto di raffreddamento alla geometria dello sterzo e della trasmissione, per risolvere il problema della differente traiettoria che debbono seguire le ruote esterne alla curva rispetto a quelle interne: il differenziale.

La bicicletta a motore

Sua è anche una “ruota motorizzata” per biciclette. Bernardi aveva montato un motore a scoppio leggero, su una semplice “terza ruota”, che spingeva la bicicletta, alla quale era attaccata da dietro, come fosse un “rimorchio propulsore”. Enrico Bernardi l’aveva attaccata alla bicicletta del figlio, e voilà la bici a motore.

Bernardi al Museo Nicolis di Villafranca

Una delle prime auto di Enrico Bernardi – un triciclo del 1896, suo personale – funziona ancora perfettamente, nonostante abbia fatto oltre 60mila chilometri sulle terribili strade bianche dell’epoca. La si può ammirare a al Museo Enrico Bernardi dell’Università di Padova.

Allo splendido Museo Nicolis di Villafranca, uno dei templi della passione per l’automobile d’epoca, si può invece vedere – tra centinaia e centinaia di altre meraviglie d’epoca – il primo motore a scoppio di Bernardi, originale, datato 1882, montato sul triciclo di legno, ricostruito secondo le indicazioni del figlio.

 

 

 

 

 

 

 

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