Il veneziano Alvise da Ca’ da Mosto e il suo socio genovese Antoniotto Usodimare sono stati i degni compagni di viaggio degli avventurosi Portoghesi sulle rotte alla scoperta del mondo, fuori dal medioevo.
Il navigatore veneziano Alvise da Ca’ da Mosto
Alvise da Ca’ da Mosto – e non Cadamosto! – nacque a Venezia nel 1429 o 1432, e morì nel 1483 o, secondo alte fonti, nel 1488. Fu un navigatore.
La sua famiglia, in origine chiamata da Mosto, era di Lodi, ma dopo la distruzione di questa città ad opera dei Milanesi nel 1158, i da Mosto si rifugiarono a Venezia. Qui, nel 1297, entrarono a far parte del patriziato veneziano; la famiglia si divise in più rami, tra i quali quello dei SS. Apostoli a cui apparteneva Alvise.
Agente di Andrea Barbarigo
Alvise da Ca’ da Mosto era nato con più probabilità verso il 1429. Non pare accettabile la data del 1432, la quale si ricava dalla relazione dei suoi viaggi, perché nel 1442 era già agente commerciale di Andrea Barbarigo, lavoro che continuò fino al 1448. Il 26 luglio 1451, superate le prescritte prove, fu eletto nobile balestriere sulle galere grosse di Alessandria.

Con Enrico il Navigatore, principe portoghese
Nel 1452 si imbarcò, con lo stesso incarico, sulle galere di Fiandra, dove si reimbarcò, al comando di Marco Zeno, nel 1454 col fratello minore Antonio, dopo aver
affidato a un altro fratello, Pietro, la gestione degli affari che avevano a Venezia.

A Capo San Vincenzo, dove erano giunti per venti contrari, in quell’anno, conobbe il principe portoghese Henrique (Enrico) il Navigatore, che assoldò il da Ca’ da Mosto come buon navigatore ed esperto conoscitore di spezie.
L’esplorazione delle isole Canarie
Alvise da Ca’ da Mosto navigò con una caravella, al servizio dell’Infante Henrique di Portogallo, che era figlio di João (Giovanni) I re del Portogallo, lungo le coste occidentali dell’Africa, dove, nel 1455, durante il suo primo viaggio, salpato da Lagus (attuale Lagos) il 22 marzo 1455, dopo aver toccato le isole di Porto Santo e Madera, esplorò le sette isole Canaria (le attuali Canarie).
Toccò il Capo Bianco già raggiunto dal portoghese Nuño Tristam (o Tristão) nel 1441 e poi il golfo e l’isola di Argin, attuali baia e isola di Arguin, già noti a cartaginesi e arabi, scoprendo le isole do Coiros, de Garças e Nar, e infine giunse al fiume Senega (attuale Senegal). Lì la caravella di Alvise da Ca’ da Mosto si unì alle due caravelle comandate da Antoniotto Usodimare, genovese, delle quali una era degli scudieri del principe Enrico, tanto che con Usodimare era imbarcato anche un suo figlio.
Da Capo Verde al Senegal
Assieme raggiunsero Capo Verde, poi scoprirono il Rio di Barbacini (attuale Rio Saloum, fiume nel Senegal; il nome Barbacini è la corruzione di Bor-ba-Sina = re di Sina, uno dei paesi della tribù Giolofi) e poi scoprirono il fiume Gambra (attuale Gambia). Lo chiamarono così quando seppero dagli indigeni che il territorio intorno era il regno di Gambra: il fiume aveva un altro nome, ma da Ca’ da Mosto scrisse nel resoconto del primo viaggio di non riuscire a ricordarlo …
La stella polare scompare all’orizzonte
Sia Alvise da Ca’ da Mosto nella relazione del primo viaggio, sia Antoniotto Usodimare in una sua lettera, scrivono che nel “paese di Gambra”, notarono che la stella polare quasi scompariva all’orizzonte, e temettero di perderla se avessero navigato un altro giorno e videro in cielo la costellazione della Croce del Sud.
Alvise da Ca’ da Mosto e Antoniotto Usodimare tentarono di raggiungere l’attuale
Senegàmbia (regione lungo la costa fra il Senegal e il Gambia); ma per l’ostilità degli indigeni e l’insubordinazione dell’equipaggio, dovettero fare ritorno in Portogallo.
La scoperta delle isole di Capo Verde
Il veneziano riprese la navigazione con Usodimare nel 1456; nel secondo viaggio salparono tre caravelle: quella di da Ca’ da Mosto, quella di Usodimare e una di alcuni portoghesi al servizio del principe Enrico. Dopo la partenza da Lagos, fatta una sosta alle Canarie, all’altezza del Capo Bianco, una violenta e improvvisa tempesta spinse le tre navi fuori rotta, verso ovest. Fu così che scoprirono le isole del Capo Verde.

Sbarcarono su quella che Alvise chiamò Buona Vista (attuale Boa Vista) perché da lì poté scorgerne altre tre; di queste tre, ne esplorò una che chiamò San Jacobo (attuale São Tiago o Santiago. Le altre due isole dovevano essere per forza Maio e Sal.
Lungo le coste dell’Africa
Partiti da lì, giunsero in un luogo sulla costa fra Capo Verde e il fiume Senegal chiamato Las Palmas dal portoghese Deniz Fernandez che vi aveva visto due palme ed esplorarono le coste dell’Africa; giunti un’altra volta al fiume Gambia, lo risalirono per una sessantina di miglia, scoprendo l’isola fluviale di Sant’Andrea, chiamata così perché vi seppellirono un loro compagno di nome Andrea, appena morto di febbre; ma dovettero presto ritirarsi perché moltissimi uomini si erano ammalati di febbri tropicali.

Il viaggio continuò lungo la costa africana. Oltrepassata la foce del fiume Gàmbia, Ca’ da Mosto e Usodimare, dopo aver avvistato un fiume che non riusciamo a identificare, scoprirono il fiume Casamansa (attuale Casamance, nel Senegal meridionale) e il Capo Rosso (attuale Cabo Roxo).
Fino in Guinea-Bissau
Proseguendo, scoprirono il fiume Sant’Anna, che si distacca dal Rio de Las Palmas; poi il fiume San Domenico (o Rio San Domingo), alla cui bocca c’è un banco di sabbia che separa la sua foce da quella del fiume Sarge Lagun (attuale fiume Geba, in Guinea-Bissau). Scoprirono poi il Rio de Las Islas (attuale fiume Rio Grande de Buba, in Guinea-Bissau) e le isole Bissagos o Bisegos (attuali isole Bijegos), poste dirimpetto al duplice estuario della Geba e del Rio Grande.
La scoperta del baobab
Durante il viaggio di ritorno, avvistano a trenta miglia dalla costa altre isole di cui due
abitate da indigeni di cui non capiscono la lingua; non riusciamo a identificarle.

Nel capitolo IV della sua relazione di viaggio “La seconda navigazione, 1456”, Alvise da Ca’ da Mosto fornisce la prima descrizione al mondo dell’albero del baobab. Questo albero, poi dimenticato dagli europei, venne riscoperto solo nel 1749, in Senegal, dal francese Michel Adanson, da cui il nome scientifico “Adansonia digitata”.
Il primo europeo a descrivere i frutti del baobab, che venivano venduti al mercato del Cairo, fu invece il medico e botanico Prospero Alpini, nato a Marostica nel 1553.

Di ritorno nel Portogallo, Alvise scrisse le relazioni dei suoi viaggi che hanno notevole interesse geografico, importanti per la storia della geografia medievale e per le osservazioni sul cielo australe.
Il ritorno a Venezia
Più tardi, nel 1481, tornato a Venezia, vi ebbe il comando di una flotta da guerra, divenendo in quell’anno Capitano delle galere armate di Alessandria, cioè assunse, in quel 1481, il comando delle galere armate per il commercio con Alessandria.
Era tornato al servizio della Serenissima già dal 1463, ricoprendo fin da quell’anno alti incarichi militari e marittimi. Le sue relazioni, subito riconosciute di notevole interesse geografico, vennero pubblicate a Vicenza nel 1507.
Alvise da Ca’ da Mosto sarebbe morto in Polesine il 18 luglio 1483 e poi sepolto a Venezia, per alcuni presso la sorella Diana, nel chiostro della basilica dei Santi Giovanni e Paolo, detta “San Zanipòlo”; per altri nel romito convento di San Giobbe, presso la moglie Elisabetta Venier, da lui sposata nel 1464.
Le altre isole del Capo Verde
Nel 1466, a Venezia, l’esploratore portoghese Pietro da Cintra parla di Capo Mesurado (in Liberia) e di Capo Santa Maria (nel sud dell’isola Sal, una delle isole del Capo Verde) come esplorati da Alvise da Ca’ da Mosto.
Alcuni credono che le isole del Capo Verde siano state scoperte da Antonio da Noli che ne avrebbe individuate tre prima del 1460, come scrisse il portoghese João de Barros nel 1461, senza però indicare l’anno esatto della scoperta; sarebbero stati poi i Portoghesi a scoprire le altre sette isole dell’arcipelago.
Antonio da Noli scopre l’isola Fogo
È molto più probabile invece che Antonio da Noli sia solo andato, per conto del principe Enrico di Portogallo, alla fine del 1460, a prendere possesso delle quattro isole già segnalate da Alvise da Ca’ da Mosto, scoprendo in quell’occasione solo un’altra isola del gruppo più prossimo al continente, isola che lui chiamò San Filippo e che oggi si chiama Fogo.
Le restanti isole dell’arcipelago vennero poi scoperte dal portoghese Diogo Afonso de Atouguia negli anni tra il 1460 ed il 1462. C’è chi sostiene che Alvise da Ca’ da Mosto e Antonio da Noli sarebbero giunti alle isole di Capo Verde entrambi nel 1456. Questo spiega perché alcuni vogliano far coincidere Antonio da Noli con Antoniotto Usodimare; quest’ultimo infatti fece quasi tutte le sue esplorazioni con da Ca’ da Mosto.
Il Mappamondo di fra Mauro
Non si può comunque ignorare che nel Mappamondo di Fra Mauro Camaldolese, delineato fra il 1457 e il 1459, quindi prima del viaggio del Da Noli, già si citano
le isole del Capo Verde; inoltre da entrambi gli scrittori portoghesi Antonio Galvão e Candido Lusitano appare chiaramente che l’esistenza di queste isole era nota anteriormente al viaggio del Da Noli.
Probabilmente Alvise da Ca’ da Mosto, l’Usodimare, il da Noli e il de Atouguia sono da considerare tutti come scopritori delle isole del Capo Verde e non sembra avere tutta questa importanza chi sia arrivato per primo.
L’opinione seguita da quasi tutti i più reputati scrittori, che attribuisce ad Alvise la scoperta e ad Antonio Da Noli il completamento di essa, è opinione logicissima se si considera, come fa il De Simoni: “ … in quei tempi di difficili e lontane navigazioni un’isola poteva essere scoperta più di una volta senza che uno sapesse dell’altro: oppure poteva essere scoperta solo e in gran parte un’isola facente parte di un gruppo, il quale veniva più tardi riconosciuto con più agio … ”
Il Portolano di Alvise
Il merito di Alvise da Ca’ da Mosto non fu tanto di scopritore quanto di esploratore e di storico; è il primo che ci abbia lasciato una piena, organica, perfetta descrizione delle terre nell’Africa occidentale: bisogna riconoscere la sua decisiva influenza sui progressi della cartografia. Il suo “Portolano del mare” veniva ancora stampato nel 1599 a Venezia, dallo stampatore Lucio Spineda. I portolani erano le descrizioni dettagliate delle coste con l’indicazione dei porti e degli approdi.
Il palazzo natale sul Canal Grande
Ca’ da Mosto, il palazzo in stile veneto-bizantino del sec. XIII dove Alvise era nato e dove secondo alcuni morì, è nel sestiere di Cannaregio, affacciato sul Canal Grande, vicinissimo al Ponte di Rialto.

Sul suo palazzo natale, Alvise da Ca’ da Mosto è ricordato da una lapide, posta dal Comune di Venezia nel 1881, che recita: “Qui nacque Alvise da Ca’ da Mosto. Scoprì
le isole del Capo Verde. Mostrò ai Portoghesi la via delle Indie. Per decreto del Comune 1881”.

Il palazzo, nato come casa-fondaco (“fόndaco” significa “magazzino”), raro esempio delle prime dimore mercantili disposte lungo il Canal Grande, che ha l’ingresso al n. 5631 di corte del Leon Bianco, dal ‘500 a tutto il ‘700 ospitò l’albergo del “Leon Bianco”, il più rinomato della città, dove presero alloggio, tra gli altri, l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena (Vienna 1741 – 1790) e i principi ereditari di Russia che si fecero registrare come Conti del Nord; nel sec. XVII il palazzo fu sopraelevato di due piani.
“Io Alvise da Ca’ da Mosto”
Quanto al cognome, nel proemio ai suoi resoconti e nel resoconto del suo primo viaggio si definisce “io Alvise da Ca’ da Mosto”, e in una sua lettera autografa scritta quasi certamente nel 1478, a Giovanni Saba Contarini, patrono di una “galera di Fiandra” che si recava in Inghilterra, si firma “Alvise da cha da Mosto”. Le parole “io Alvise da Mosto” sono
nelle ultime righe di un manoscritto veneziano del resoconto del suo secondo viaggio; queste ultime righe tuttavia mancano negli altri testi che riportano questo resoconto.
I resoconti di viaggio
I suoi due resoconti di viaggio vennero da lui dettati in portoghese e tradotti poi in francese, in tedesco e in toscano. Quest’ultima traduzione fu pubblicata per la prima volta a Vicenza nel 1507, nel primo volume dell’opera “Navigationi et viaggi” di Giovanni Battista Ramùsio (Treviso 1485 – Padova 1557; letterato, storico, geografo). Un celebre ritratto di Alvise è contenuto nel “Trattato Universale. Descrittione et sito de tutta la terra sin qui conosciuta”, pubblicato a Milano nel 1590 da Urbano Monti; è nella Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Giulio Bertaggia








