Come sappiamo, la Corte costituzionale ha cancellato alcuni punti della legge Calderoli sull’autonomia differenziata invitando il Parlamento a provvedere alle modifiche e integrazioni necessarie.
Tutti soddisfatti per la sentenza…
Immediatamente abbiamo sentito tutte le diverse parti politiche intervenire dichiarando una certa soddisfazione, chi più chi meno, per questa sentenza, o, più precisamente, del comunicato stampa emesso dagli uffici della stessa Corte, in quanto la sentenza vera e propria sarà disponibile nelle settimane a venire.

A sinistra gioiscono sostenendo che la Corte costituzionale ha, nella sostanza, cassato i punti sostanziali della legge; in area governativa, invece, si rallegrano perché la Corte non ha cancellato l’intera legge confermando la legittimità della stessa, seppur essa sia da modificare.
Cosa c’è sotto
Ma allora, si chiede il cittadino, la sentenza ha un effetto positivo o no per la tanto auspicata autonomia differenziata?
Ci sono due modi per rispondere a questa domanda: il primo esaminando e spiegando i sette punti in cui la Corte costituzionale è intervenuta, il secondo cercando di far emergere cosa c’è sotto, cosa nascondono le azioni e le reazioni della politica romana a questo punto della vicenda.
Smascherare la finzione
Visto che il secondo modo è quello sostanziale, cioè quello che smaschera la finzione che sta dietro a questa sentenza e alle dichiarazioni dei leaders politici, penso sia opportuno impegnarsi in questa direzione.
Per rispondere alla domanda posta poco fa, dobbiamo affrontare un altro paio di questioni, si porti un po’ di pazienza.
Perché la Corte non ha cassato la Calderoli?

Prima: perché la Corte costituzionale non ha cassato totalmente la Calderoli? E sì che i motivi c’erano: la Costituzione non prevede ci sia una legge di attuazione, ma che alle intese Stato-Ragione per l’attribuzione di materie in autonomia come previsto dall’articolo 116, segua una legge sottoposta al voto, favorevole o contrario, del Parlamento.
Se la Corte cancellava la Calderoli…
Seconda: qual è la situazione a questo punto? Semplice: il Parlamento deve riscrivere la Calderoli. Quindi la nostra risposta vien da sola: se la Corte avesse cancellato la Calderoli avrebbe fatto un gran favore all’autonomia, perché si sarebbero potute iniziare immediatamente le trattative Regione-Stato senza i mille orpelli (primi fra tutti i Livelli essenziali delle prestazioni) previsti nella legge di attuazione approvata dal Parlamento e, solo in parte, cassata ora dalla Corte costituzionale.
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Le finzioni della sinistra
Veniamo adesso alle reazioni della politica.
A sinistra avevano finto di mostrare i muscoli avviando l’iter per la convocazione di un referendum abrogativo della Calderoli. Ma ben sapevano che, in Italia, da lungo tempo i referendum non raggiungono il quorum per essere validi, visto lo sfinimento della popolazione all’inettitudine della politica, e che, quindi, il referendum sarebbe stato un bell’autogol.
Ma altrettanto sapevano che la Corte costituzionale, organo composto anche di magistrati di nomina politica, avrebbe azzoppato la Calderoli rendendo inattuabile il referendum, cogliendo così due piccioni con una fava: poter dire che avrebbero vinto il referendum che non si farà e che la Corte dava loro ragione sulla incostituzionalità di buona parte della Calderoli.
Le finzioni della destra
A destra invece le finzioni sono diverse. Sapendo che, per come era stata pensata e costruita la Calderoli, non avrebbe mai portato all’attribuzione alle Regioni di materie in autonomia, avevano bisogno di un salvagente che le è stato offerto proprio dalla sentenza della Corte costituzionale che, come detto, non ha cancellato del tutto la legge sull’autonomia.
Così sono costretti a fingere di gioire perché la legge resta in piedi quando, invece, se avessero voluto davvero l’autonomia non avrebbero neanche dovuto pensare di farla o sperare che la Corte la cancellasse del tutto.
Il progetto occulto: resta tutto a Roma
Come ho detto poco sopra, soprassiedo dall’analizzare nel merito il comunicato della Corte costituzionale, anche se vi si trovano molti punti che confermano il progetto occulto (ma neanche mica tanto) che è quello di mantenere tutto il possibile in capo allo Stato romano in aperto dispregio della nostra Costituzione.
I cittadini non contano nulla

Spero comunque, per chi ha avuto la pazienza di arrivare alla fine di queste righe, di aver fatto emergere quello che vogliono tenerci nascosto dietro a proclami, interviste, pareri di tecnici, sentenze, informazione collusa, solidarietà speciosa, false contrapposizioni territoriali: che i cittadini non contano nulla, che se anche massicciamente chiedono i propri diritti previsti in Costituzione (come han fatto i Veneti e i Lombardi con i referendum del 2017) Roma, tanto a sinistra quanto a destra, non intende concederli.
Paolo Franco








