21 Novembre 2025
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La rivolta del pane ad Adria: un grido di disperazione nel 1801

Nel cuore dell’Italia occupata dai Francesi, la città di Adria visse un momento di grande tensione il 29 marzo 1801. Il popolo, ormai stremato dalle continue imposizioni fiscali e dall’aumento vertiginoso dei prezzi, si trovò sull’orlo della sollevazione. Le pagine degli “Annali Guarnieri-Bocchi un secolo di storia adriese” di Giuseppe Pastega ci restituiscono un vivido resoconto di quei giorni di angoscia e protesta.

L’aumento dei prezzi e la disperazione popolare

Incisione raffigurante il Tumulto di San Martino a Milano nel 1628 descritto nei Promessi Sposi (foto web)
Incisione raffigurante il Tumulto di San Martino a Milano nel 1628 descritto nei Promessi Sposi (foto web)

La popolazione di Adria era ormai ridotta alla miseria a causa delle tasse e delle imposte imposte dal regime napoleonico. Il prezzo del formentone, un bene essenziale per la sussistenza, aveva raggiunto la cifra esorbitante di ottanta lire al sacco, rendendo impossibile per molti sfamare le proprie famiglie. La farina gialla, base dell’alimentazione quotidiana, era diventata un lusso.

Di fronte a questa situazione insostenibile, il popolo avanzò una richiesta formale al nobile signor Girolamo Ronconi, uno dei “Cavalieri alla Vittoria”, affinché il prezzo della farina gialla venisse abbassato. Tuttavia, la mancata risposta alle suppliche della gente accese ulteriormente il malcontento.

L’intervento francese e la repressione

Immagine creata che rappresenta il passaggio delle truppe francesi con la spade sguainate(foto chatgpt)
Immagine creata che rappresenta il passaggio delle truppe francesi con la spade sguainate(foto chatgpt)

La mattina del 29 marzo, il popolo si radunò con l’intento di incontrare Ronconi, forse per sollecitare con maggior forza una risposta. Ma la paura di una vera e propria sommossa fece scattare un’immediata reazione da parte delle autorità francesi, che non tolleravano alcun segno di insubordinazione.

Le pattuglie francesi iniziarono a perlustrare la città con le spade sguainate, un chiaro segnale della volontà repressiva. La tensione sfociò negli arresti di due uomini ritenuti capi della rivolta: Santo Casellato, noto come “Schivaventi”, e suo figlio. Il loro fermo servì come monito per tutti coloro che avessero osato opporsi all’ordine imposto.

Un episodio simbolo del malcontento

L’episodio di Adria nel marzo 1801 rappresenta uno dei tanti momenti di esasperazione popolare durante il dominio francese in Italia. La fame e le difficoltà economiche, aggravate dalla guerra e dalle politiche fiscali, spinsero le Comunità locali a cercare disperatamente un aiuto che spesso non arrivava.

Questo episodio dimostra come il popolo, pur con mezzi limitati, cercasse di farsi sentire, a rischio di severe repressioni. La storia di Santo Casellato e di suo figlio resta un simbolo di una resistenza silenziosa, ma determinata, contro le ingiustizie del tempo.

Fonti: “Annali Guarnieri-Bocchi un secolo di storia adriese” di G. Pastega

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