Da quando esiste il genere umano, molti grandi maestri hanno insegnato le cose più disparate. Vittorino da Feltre e Guarino Veronese hanno insegnato la più importante di tutte: come si insegna.
Vittorino da Feltre e la pedagogia moderna
Vittorino da Feltre, al secolo Vittore detto Vittorino de’ Rambaldoni, nacque a Feltre tra il 1373 e il 1378 e morì a Mantova il 2 febbraio 1446. Educatore e pedagogista, fu il precursore della moderna pedagogia. Insegnò a Padova, a Venezia, a Mantova.
Aveva studiato a Padova, allievo di Biagio Pelacani (o Pelicani), e a Venezia, dove perfezionò il greco alla scuola di Guarino Veronese. A Padova, Vittorino era arrivato la prima volta verso il 1390 e qui nel 1392-3 fu discepolo di Giovanni da Ravenna. Vittorino è sicuramente a Padova nel 1396 e, dopo gli studi a Venezia negli anni 1415 – 1416, ci fece ritorno. Divenne professore di retorica a Padova nel 1421.
La scuola di Vittorino: la Casa Giocosa
Dopo diverse esperienze educative, fondò a Mantova, dove era stato invitato dal duca Gian Francesco I Gonzaga perché si occupasse dell’educazione dei suoi figli, la più famosa scuola-convitto dell’epoca, la “Casa Giocosa”.

Nella Casa Giocosa, Vittorino da Feltre accolse, oltre ai figli del duca, altri giovani nobili e alcuni fanciulli meritevoli anche se privi di mezzi, realizzando concretamente, in maniera continua e sistematica, l’ideale educativo dell’umanesimo italiano e veneto in particolare, che tendeva a un completo e armonico sviluppo dell’uomo nella sua dimensione intellettuale, etica, culturale e fisica.
La nuova scuola di Vittorino: mai punizioni fisiche
Vittorino da Feltre fondò la “Casa giocosa” nel 1423, in una villa dei Gonzaga da loro chiamata “Zoiosa” cioè “Gioiosa”. Alla nuova scuola, accorsero allievi da tutta Europa. Grammatica, logica, metafisica, aritmetica, pittura, musica; alternate da giochi ginnastici all’aria aperta: corsa, nuoto, lotta.
Poche punizioni, di carattere morale, mai fisiche. La lode e l’emulazione, la stima e l’amor proprio erano i mezzi di cui Vittorino si serviva per stimolare i giovani agli studi e alle opere degne.

Da un lato quindi si dava grande importanza alle attività sportive e alla musica, alla danza, al canto e alla pittura; dall’altro si tendeva a realizzare un insegnamento intellettuale di tipo enciclopedico, basato su una cultura generale relativa alle discipline, alle opere e alle lingue classiche. Tali contenuti ricevevano, grazie alla personalità di Vittorino, paterna e severa insieme, particolare vitalità ed efficacia.
Gli allievi della Casa Giocosa
La sua scuola durò ancora vent’anni dopo la sua morte e annoverò tra i suoi allievi oltre ai Gonzaga, duchi di Mantova, anche il duca di Urbino Federico da Montefeltro, il condottiero Gilberto da Correggio, prelati come Sassolo da Prato, che verso il 1469 scrisse una biografia di Vittorino), il conte Niccolò Perotti (o Perotto), umanista e filologo, professore all’Università di Bologna, e poi Giovanni Andrea Bussi, umanista e raccoglitore di codici.

Frequentarono la Casa Giocosa di Vittorino da Feltre educatori come Ognibene da Lonigo, che divenne poi successore di Vittorino, umanisti come Gregorio Correr, protonotario apostolico, cioè capo della cancelleria pontificia e patriarca di Venezia. Tra gli allievi della Casa Giocosa, anche Bartolomeo Sacchi il “Plàtina” (nome in latino della città di Piàdena, nel Cremonese), che fu poi responsabile della Biblioteca Vaticana.
Una statua per Vittorino da Feltre
Vittorino da Feltre era sepolto a Mantova, nella chiesa di Santo Spirito, in via Vittorino da Feltre, dove lo ricorda una lapide posta dagli insegnanti di Mantova “memori e reverenti” nel 1881. La chiesa fu ricostruita assieme al convento nel 1558 sulle parti rimanenti della chiesa precedente. Durante i lavori andò perduta ogni traccia della tomba di Vittorino da Feltre.

Nella sua Feltre lo ricorda, in piazza Maggiore, una statua in marmo del 1868, opera di Costantino Corti. Una curiosità: Vittorino, per parte di madre, era parente del celebre fra Bernardino da Feltre, molto probabilmente anch’egli allievo di Guarino Veronese, quando questi insegnava a Verona.
Guarino Veronese, umanista ed educatore
E parliamo ora di Guarino de’ Guarini detto Guarino Veronese. Nato a Verona nel 1374, e morto a Ferrara nel 1460, fu umanista ed educatore, uno dei più insigni pedagogisti dell’Umanesimo. Fu a Padova durante la breve signoria viscontea, tra il 1388 e il 1390, e iscrittosi all’arte del notariato, seguì dal 1392 le lezioni di Giovanni da Ravenna.
Guarino Veronese studiò il greco a Costantinopoli dal 1403 al 1408 con Emanuele (o Manuele) Crisolòra, erudito greco, propagatore della letteratura greca in Italia, dove visse a
lungo, dando incremento agli studi grammaticali greci.
La scuola di Guarino Veronese
Guarino poi insegnò lettere classiche a Firenze dal 1408; a Venezia dal 1414; a Verona dal 1419, richiamatovi dai suoi concittadini; dal 1429, sotto gli auspici del duca Nicolò III d’Este, insegnò anche a Ferrara, dove si era rifugiato fuggendo da Verona a causa della peste.
A Ferrara fu il precettore del futuro duca Lionello d’Este e vi aprì una scuola-convitto che, elevata nel 1442 a “studio generale” con diritti universitari concessi dall’imperatore, fu frequentata da allievi di ogni parte d’Europa e di ogni estrazione economica e sociale, una scuola ricercatissima che divenne uno dei più celebrati focolai umanistici.
L’educazione secondo Guarino Veronese
Il corso di studi predisposto da Guarino Veronese, abbandonando la pratica delle cosiddette “arti liberali”, propria dell’educazione medievale, si articolava in tre gradi: insegnamento della grammatica latina; lettura diretta dei classici della letteratura latina; retorica, soprattutto in base alle opere di Marco Tullio Cicerone e di Marco Fabio Quintiliano.

Questa educazione letteraria veniva affiancata, secondo la tradizione classica teorizzata da Pietro Paolo Vergèrio il Vecchio, da una particolare attenzione allo sviluppo fisico: fra gli alunni del convitto si praticavano la caccia, il nuoto, la danza, la ginnastica, in funzione di un armonico sviluppo di tutte le potenzialità umane, spirituali e fisiche, in un continuo contatto con la natura.
L’ideale dell’Umanesimo
Il programma educativo di Guarino mirava a realizzare concretamente l’ideale del primo Umanesimo: il letterato onesto, socievole, attratto dal bene e dalla bellezza, che usa della propria dottrina per promuovere il pubblico interesse.
Guarino integrò cioè l’indirizzo classico letterario della sua scuola con l’educazione fisica e morale, in senso umanistico; cosicché la sua fu, con quella del coetaneo Vittorino da Feltre, la sola scuola completa del Rinascimento. Tra i suoi scritti vanno ricordati l’“Epistolario”, la “Chrysolorina” del 1452 e i “Commentarioli”.
I testi scolastici di Guarino
Guarino Veronese tradusse e commentò molti autori greci e latini; compose, in italiano, carmi e canzoni; dimostrò inoltre il suo talento grammaticale, compilando la prima grammatica metodica della lingua latina, le “Regulae” per l’insegnamento della grammatica latina; compilò inoltre una grammatica greca. I suoi numerosi testi scolastici impressero un nuovo indirizzo all’insegnamento.
Giulio Bertaggia








