Aprile 1800. La città di Chioggia, nel pieno delle celebrazioni pasquali, diventa teatro della Sollevazione del Cristo, uno degli episodi più drammatici e significativi della sua storia recente. In un momento in cui la Serenissima era caduta da poco, la popolazione chioggiotta dimostrò quanto fosse ancora forte il suo legame con la Repubblica di San Marco.
⚓ La Sollevazione del Cristo e la processione del “Cristo dei pescatori”
Cuore delle celebrazioni pasquali era la processione del Cristo dei pescatori, un Crocifisso miracoloso che ancora oggi si venera nella chiesa di San Domenico. L’intera città prendeva parte al corteo, che percorreva il Corso principale fino a Santa Maria, con donne in abito tradizionale, pescatori con i berretti rossi o azzurri e i giovani dei “muloti”.
Fu in questo contesto che esplose la Sollevazione del Cristo, trasformando un momento di fede in un atto di ribellione.
⚔️ L’incidente con gli Austriaci
Quell’anno, però, la processione si trovò davanti ai soldati austriaci schierati lungo il corso per rendere onori militari al Crocifisso. La tensione era palpabile. Un episodio – forse accidentale, forse provocato – fece esplodere la rivolta: il giovane pescatore Bernardo Ballarin detto Sciòla, reagì a un colpo subito da un soldato e lo trafisse con la baionetta.
In pochi istanti il corteo religioso si trasformò in Sollevazione del Cristo. La folla al grido “Morte ai Tedeschi, Viva la Repubblica di San Marco!” corse alle armi, segno che, nonostante la caduta della Serenissima, l’identità marciana era ancora radicata e viva.
🦁 “Viva San Marco!”: un grido che attraversa i secoli
Per i chioggiotti la Repubblica di San Marco non era solo un ricordo politico ma un’appartenenza culturale e spirituale. Quella Sollevazione del Cristo non fu una semplice reazione all’autorità austriaca: fu l’espressione di una comunità che non voleva rinunciare alla propria storia.
🕊️ La Sollevazione del Cristo e l’assedio al corpo di guardia
La notte fu segnata da scontri violenti, con morti e feriti da entrambe le parti. Il capitano austriaco Bittner, seriamente ferito, si asserragliò con i suoi uomini nei locali del corpo di guardia, mentre il comandante della piazza, Pupièrs, minacciava di ritirarsi nel castello di San Felice per bombardare la città.
Fu grazie all’intervento di Angelo Chiozzotto, membro della municipalità e conoscitore della lingua tedesca, che la situazione non degenerò. Con una delegazione di cittadini riuscì a convincere Pupièrs a desistere, salvando Chioggia da una probabile strage. Questa fase finale consolidò nella memoria collettiva la Sollevazione del Cristo come episodio simbolico di resistenza popolare.
📌 Conseguenze
La repressione non tardò: le autorità cittadine furono destituite e Chioggia, sotto la dominazione austriaca, venne bollata come “città infedele e pericolosa”. L’episodio rimase nella memoria collettiva come simbolo di fierezza e resistenza.
🔗 Conclusione
La Sollevazione del Cristo è ancora oggi un episodio emblematico dell’anima di Chioggia: una comunità marinara che, anche di fronte alle potenze imperiali, seppe gridare il proprio “Viva San Marco!”, trasformando una processione in atto di identità.
Fonte: “Chioggia, l’XI e la XII isola della Serenissima” di Mario Marcozzi