“Arnaldo I Tornieri Arnaldi nacque a Vicenza, dal conte Cesare e dalla contessa Sigismonda Bissari, il 15 settembre 1739. Saverio Bettinelli, Quirico Rossi e Agostino Palazzi gli furono maestri nel collegio dei nobili a Parma.
La Cronaca di Vicenza 1767-1822
Anima aperta ad ogni manifestazione del bello amò le lettere e le arti, scrisse in prosa ed in verso, raccolse ad illustrò le antiche iscrizioni scoperte nel Vicentino, fece della sua casa un museo archeologico e numismatico. Predilesse lo studio dei classici latini e tradusse in ottava rima l’Eneide di Virgilio.
Religiosissimo mantenne gelosamente le pie tradizioni degli avi … Tenne in patria altissimi uffici: visse novant’anni testimonio di tanti e straordinari sconvolgimenti politici, de’ quali lasciò memorie, pensieri e giudizi nella sua voluminosa e preziosa cronaca di Vicenza per gli anni 1767-1822. Morì vivamente compianto il dì 26 Ottobre 1829″.
Così l’autorevole Sebastiano Rumor nel suo “Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono”; A. Ranzolin lo definisce “fiero avversario di ogni innovazione e in qualsiasi campo”, ricorda che ricoprì importanti incarichi pubblici a livello cittadino: console e consigliere del Monte di Pietà nel 1791, nel 1795 deputato, e che “Le sue prese di posizione, radicali, contro qualsiasi innovazione gli procurarono non pochi nemici e dovette sostenere pesanti polemiche con i suoi avversari, il tutto puntualmente registrato nelle sue cronache manoscritte“.
La trascrizione dell’opera di Tornieri Arnaldi
Mirto Sardo, al quale vanno gli infiniti ringraziamenti per la trascrizione dell’opera di Tornieri Arnaldi, definisce la “posizione mentale dell’Autore semplicemente repellente”, forse perché descrive le prodezze di tal Napoleone (il peggior criminale che abbia mai calpestato la Terra veneta) e denuncia i crimini della masnada travestita da esercito francese che, rifugiandosi dietro lo scudo ideologico del “liberté, egalité, fraternité”, devasta, rapina, stupra il nostro Veneto come mai nessuno nella nostra millenaria storia.
Il diario di Tornieri Arnaldi
E ora facciamo parlare l’autore …
15 maggio 1796
“… dell’Arciduca di Milano che sortì da quella città poco prima che fosse invasa dai Francesi. Tutti i Paesi sono in costernazione per l’invasione di questi Vandali.”
16 giugno 1796
“…temporale con tempesta desolatrice a La Longa, La Friola e con danno di altre Ville.” L’autore scrive La Longa e La Friola località in provincia di Vicenza … l’uso dell’articolo davanti ai nomi è scomparso quasi dappertutto … faceva brutto evidentemente …
3 luglio 1796
“Non scrivo le memorie d’Italia ma è bene che si sappia che dal fine di aprile fino al dì d’oggi i francesi ossia gli Unni hanno rapidamente inondata mezza Italia senza che un solo italiano pensi a resistervi.”
19 aprile 1797
“Anche questa mattina vengono da tutte le nostre ville folle di contadini armati di ogni maniera di armi gridando Viva San Marco… Questa truppa villica armata che scorre per la città ha messo in paura i francesi che in poco più di un centinaio sono in Vicenza …”
21 aprile 1797
“Questa sera giunsero da Schio e paesi circonvicini 1000 uomini ben armati e con banda di istrumenti gridando viva San Marco.”
25 aprile 1797
“Giorno di San Marco. Ecco allestita questa mattina una solenne processione a San Marco accompagnata da 400 guardie civiche, gran parte nobili. Tutto fu sospeso per le nuove infaustissime giunte da Verona.”
26 aprile 1797
“Ed ecco rapita oggi Vicenza alla nostra Serena Repubblica, che amerò sempre.
Il nostro capitano Girolamo Barbaro partì subito per la porta di San Bartolomeo a piedi da Vicenza per Padova.”
27 aprile 1797
“Giorno di altissimo lutto per noi tutti rubbati al dolcissimo Governo veneto.
Povera Repubblica, come perisce ingloriosamente!
Presentatosi questa mattina un uffizial bergamasco dell’Armata francese ai nostri Deputati con vili e false invettive contro il Governo Veneto …”
30 aprile 1797
“Giorno di domenica. Si fabbricò il castello per levare il S. Marco di pietra sulla colonna della Piazza. Comparve un cartello sulle case dei patrizi Veneti che diceva “Beni della Nazione”.
2 maggio 1797
“Adesso non si può più tener conto dei francesi che da Verona Padova e Bassano vengono e vanno di continuo. Questa mattina andarono sul Monte di Pietà. Non permisero l’ingresso a chi non aveva ingerenza. Il primo esame fu per rilevare i pegni fatti dai Veneziani che dicono loro nemici. Di conseguenza restarono sospesi tutti i giri del Monte.”
La prima cosa che fanno i fanatici del “Liberté, egalité, fraternité” per dimostrare la loro “fraternità” è l’occupazione (e conseguente rapina) del Monte di Pietà … Allora io capisco che all’epoca in pochi avessero gli strumenti per capire, ma che ai nostri giorni ci sia ancora tanta gente che nel nostro Veneto mitizza questa masnada di rapinatori, di stupratori, di criminali è una cosa allucinante …
3 maggio 1797
“Oggi fu terminata l’impresa di levare il S. Marco di pietra che era sulla colonna della Piazza. Questo S. Marco fu fatto a Venezia nell’anno 1520; fu posto sulla sud.a colonna. Andato questa sera un picchetto di soldati francesi a Monteviale in casa di un tal Cresolan lo saccheggiarono interamente”
6 maggio 1797
“Non si veggono che fucili, spade ecc. che dai particolari vengono portati alla Municipalità. Chi ci difenderà dagli assassini ? Bisogna atterrare tutti gli stemmi delle famiglie, e si fa, con grande danno della Architettura e di alcuni palazzi del Palladio.”
“L’arco delle scalette ha perduto affatto la sua bellezza, levato il S. Marco.”
Va tenuto presente che la caccia non era un passatempo ma la possibilità concreta di mettere qualcosa sotto i denti … e senza fucile è difficile andare a caccia …
7 maggio 1797
“Il giorno più funesto che abbia avuto Vicenza dalla sua fondazione, perché fu piantato con tutta solennità, in Piazza l’Albero detto da alcuni della Libertà, da altri della servitù; e mi duole di doverlo descrivere. Lo farò sulla fede di alcune relazioni, perch’io non fui presente.
Si incominciò con una specie di processione che partì dal Capitaniato, andò alla porta del Castello, e pel Duomo e per Muscheria andò in Piazza dove era già piantato l’albero alto 40 piedi. Questa processione era composta prima di 100 vecchi poveri a cui si diede poi pranzo e danaro; susseguivano tutte le Arti, obbligate tutte a forza ad intervenirvi ognuna con la bandiera e coi colori di seta, col Pileo rosso in cima.
Dopo questo veniva una biga tirata da due cavalli bianchi. Stava in piedi sopra essa una femmina non immodestamente vestita di bianco rappresentante la Libertà. Poi venivano i nostri Municipalisti con una sciarpa a tre colori.
Così finiva la mascherata attorniata da laceri francesi.
Un profondo silenzio per tutte le strade. Nessun evviva, nessun accompagnamento neppur di plebe. A quindici ore circa giunse in Piazza. La piazza non aveva gran gente curiosa e neanche il Palazzo…. Nisun disse Evviva la Libertà anche fra quei pochi che gridarono Evviva.”
9 maggio 1797
“Partirono questa mattina verso Verona circa 400 Cispadani che da molti giorni eran qui; ma rimangono in città molte Centinaia di francesi. Tentano ora di rubbar tutto il prezioso del Monte di Pietà; finora questo orrendo sacchegio per buoni uffici è sospeso, ma lo preveggo inevitabile.

10 maggio 1797
“Addio Argenterie delle chiese, oggi avete cominciato a partire per ordine della Municipalità, dai luoghi Santi.”
11 maggio 1797
“E’ partito per Padova il gen. Augerau. Alla preghiera della Municipalità ha assicurato la Città che il Monte di Pietà non sarà depredato. Ma già per mano leale francese fino dai primi giorni di questo mese furono portati via pegni impegnati per 80 mila lire. Prima di partire tenne un discorso segreto coi Municipalisti, dando loro diversi consigli, e conchiudendo, siete liberi, sappiatevi mantenere. Ecco la sorte nostra; veramente compassionevole, ma ben minore di quanto meritano le nostre colpe.”
12 maggio 1797
“Restano però gran quantità di francesi in Città; e non è possibile render conto delle requisizioni enormi e continue per cui il povero Paese è ridotto una mummia inaridita… Si scoprono assai più grandi i danni recati al Monte dai francesi nei pegni portati via. Si è saputo che sono rinchiusi in Camera degli ori, e che hanno minacciato i ministri; e quando tutto si crederà accomodato con grandiosi regali; oggi di nuovo hanno fatto i francesi sigillar il Monte medesimo.”
14 maggio 1797
“Non è possibile ad esprimersi l’odio furioso, ingiusto, vilissimo, che ogni dì si manifesta contro il passato Governo de’ Veneziani. Satire indecentissime, motteggi plebei, insulti al loro nome e quanto può mai inventarsi da una rabbia maligna e perfida. Soprattutto si calunniano come tiranni; mentre il loro governo peccava anzi come ognun sa di troppo facile condiscendenza e quest’odio vile cresce a misura che la povera Repubblica Veneta va cedendo all’urto francese e si accosta al suo disfacimento.”
17 maggio 1797
E’ giunta oggi la nuova della capitolazione di Venezia, in cui sono entrati li francesi; salve le vite, le proprietà, la zecca e il Banco del Giro ed ecco, dopo tanti secoli caduta così ingloriosamente una così gloriosa Repubblica, che io compiango!
Molti condannano la direzione tenuta dai Sig. Veneziani in questa Guerra. Dicon che doveano mettere 60.000 uomini l’anno scorso sulle frontiere per sostenere una neutralità armata. Io pure era di questa opinione, ma conosciuto meglio il carattere dei francesi in tutta questa guerra, che è quello della seduzione e del maneggio, dico che sarebbe stato peggio; perché avrebbero corrotti in molta parte gli uffiziali dell’Armata Veneta, e mandata a fil di spada tutta la Terraferma.
… Condannerò gli omicidi fatti dai Veronesi ch’erano in Verona ma qui nulla c’è che possa giustificar i francesi per armarsi rabbiosamente contro i Veneziani. Ma prescindendo anche dalla palese ingiustizia di questa guerra, se Bonaparte volea intimar la guerra, da uomo d’onore, dovea prima ritirar le sue truppe fuori dallo Stato, rimborsar la Repubblica di tanti milioni che ha speso, risarcir i danni immensi. E’ un bell’intimar la guerra dopo aver in dominio tutto lo Stato!”
18 e 19 maggio 1797
“Anche in questi giorni come al solito vennero da più parti, e partirono anche, truppe francesi di cui ne abbiamo gran numero e ne son piene le case. La Municipalità avea fatto disegno di valersi dell’argenteria tolta alle chiese per valersene nelle spese della Patria ma i francesi l’hanno voluta per loro.”
Cosa c’è di più squallido e criminale di spartirsi l’argenteria delle chiese vicentine? Eppure, sia i maledetti giacobini municipalisti che i maledetti rapinatori dell’esercito francese la volevano tutta per sé stessi … In nome dalla fraternité, ça va sans dire …
23 maggio 1797
“Editto della nostra Municipalità che domanda in tono energico e sublime un‘imprestito gratuito a tutti i smuntissimi cittadini onde supplire alle enormi spese. Chi offre danaro, che argenterie, chi biade, il tutto calerà in man dei nostri vezzosi oltremontani Liberatori che danno il sacco in questa maniera metaforica. Governo Veneto quando mai esigesti mai tanto?”
27 maggio 1797
“Adesso i nostri disinteressantissimi Conquistatori e Liberatori francesi vennero onoratamente raspando quella poca argenteria che era rimasta indietro nelle chiese.
Hanno però la discrezione di lasciar un calice ogni due altari. Nel modo stesso sono state spogliate, e si spogliano le Chiese della Diocesi delle loro suppellettili di argento. Oh dolore, oh castigo! Ultio Domini est ultio templi sui!
Lo stesso destino ebbe la bella statua al naturale di argento di S. Gaetano che era a S. Stefano dono della Città e fu schiacciata sul fatto.
La notte passata alcuni empj francesi che sono nel convento di S. Silvestro scavalcando i cancelli di ferro spogliarono di diversi ornamenti non di gran prezzo l’immagine di M.V. Miracolosa che ha mosso gli occhi e questo miracolo ancor sussiste.”
28 maggio 1797
Non si è fatta la procession di Santa Spina a motivo delle truppe francesi che ci golano, ci sviscerano, e si ridon di noi, e della nostra libertà.
29 maggio 1797
Partirono alcune delle truppe francesi che qui stanziavano verso Cittadella. Ma ne vengono e ne vanno ogni dì. Questo fu un giorno ahi quanto amaro e lagrimevole per questa Città che vide spogliato il Santuario della B.V. Di Monte Berico della sua preziosa argenteria che era abbondantissima ricchissima e accresciuta continuamente. Chi può compiangere questa perdita e quest’oltraggio? Oh sacri pegni della divozione dei fedeli in quali mani siete passati! Quanto non piangono i buoni !

2 giugno 1797
Partiron circa 2000 francesi ne venner molti. Vengono, vanno ogni giorno da tutte le parti, e sempre ne resta in città un numero grandissimo che ci scortica fino alle ossa, ma intanto siamo rigenerati e felici, e la nostra patria, come scrivono i nostri Municipi , questa prende una marcia maestosa verso la Libertà.
In che cosa siamo liberi?
Ma io sarei ben imbarazzato a rispondervi se mi domandaste in che cosa siamo liberi. Non liberi nelle parole perché guai a chi parla e si duole. Non liberi in casa perché vi siamo affogati dai francesi. Non liberi fuori di casa perché per tutto attorniati serrati dai francesi; non liberi a scrivere perché le lettere talvolta vengono aperte. Non liberi a dire il vero perché la verità si tiene oppressa. Non liberi ad andar in carrozza perché ci portano via i cavalli. Non liberi ad andar a caccia perché ci hanno levata l’arma. Non liberi nelle spese perché bisogna spender per loro; non liberi ad andar in villa perché non vi lascian tranquilli con tanti editti che escon ogni giorno e richiamano il Cittadino, non liberi a dormire perché pattuglie, tamburi etc. Non liberi ad andarsi a confessare perché i conventi sono pieni di milizia.
6 giugno 1797
Ed oggi all’incontro ne sono venuti da Verona circa 200. Abbiamo ormai perduto tutto l’umore e siamo come grappoli di uva sotto lo strettoio. Diceva bene uno di questi francesi che tempo fa era qui. “Quando i nostri Generali partiranno da voi non vi lascieranno che gli occhi per piangere.”
12 giugno 1797
“La notte passata quegli empj soldati che alloggiano nel soppresso convento di S. Silvestro, fatto un buco, penetrarono nella Chiesa Parrocchiale, levarono sacrilegamente l’Ostensorio, e la Pisside, spargendo orrendamente quà e là le Sacre Particole”
27 giugno 1797
“Giunsero dalla Porta di Monte venendo da Este più di mille francesi con molti carri di Argenterie tolte alle chiese del Padovano. Che compassione che sacrilegi nefandi!
Fà piangere il vedere il nostro Santuario della B.V. di Monte depredato della bellissima Argenteria tra cui eravi un Tabernacolo di S. Vincenza e la B.V. Tutta di getto di molto peso, e un’altra con la pianta della cità e l’alzato della Piazza colle fabbriche e la Torre che si portavano in processione.

I Padri salvarono la cornice e i scalini dei candellieri con lo scorso di 2000 Lire. Una parte del Paese hà guardato con stupida indifferenza sifatti spogli. Vi può essere un segno di castigo più tremendo di questo? Che significa una insensibilità così rea?
28 giugno 1797
“Partirono i sud.i Fanti francesi per Verona con venti cassoni d’Argenteria. Un giorno verrà che la pagheranno ben cara! …Molti Cittadini hanno avuto la facoltà di riprender le loro Armi che aveano depositate inchiodate in casse in Sala Bernarda. Ma che trovarono aperte e rotte le casse dove era stato rubato il buono e il meglio.”
1 luglio 1797
“Venne da Padova scortato dai soldati francesi per passare a Milano uno dei quei francesi ladri del nostro Monte di Pietà, che fu condannato a Padova, ma i pegni non vennero.”
14 luglio 1797
“Era ben da aspettarsi che … i nostri Liberatori avrebbero voluto festeggiare la giornata decimaquarta di luglio, come avevano fatto ogni anno e in ogni luogo onorando quest’epoca fatale in cui è scoppiata la Rivoluzione a Parigi. Hanno dunque fatto innalzare (a nostre spese) in mezzo al circo di un obelisco alto piedi 100 c.a. Con una grandissima base. Lo vestirono tutto di tela dipinta. Quella della base rappresentavano le loro Vittorie dei Ronchi, di Rivoli, di Castiglione e quelle dell’obelisco portavano i nomi degli uffiziali morti in queste battaglie.

21 luglio 1797
“Giunti mille soldati francesi a Zugian (Zugliano) col. Gen. Blon … (riga illeggibile) dai Sette Comuni. Nacque zuffa restarono morti undici francesi e feriti cinque uffiziali. Spedirono a Vicenza per rinforzo e questa mattina partirono a quella volta altri mille francesi col Gen. Baillard e con cannoni sotto un caldo di gradi 27: e partirono anco 300 dei nostri soldati della nostra Legione Cispadana.
Lo so che mi duole perché in caso di sconfitta sofferta dai francesi basterebbe questo fossimo trattati da nemici. Le ragioni dei Sette Comuni sono: 1° Non vogliamo esser spogliati dalle nostre armi. 2° Non abbiam voglia di sottometerci alla Repub.a di Vicenza né pagare le imposte che non abbiamo pagato mai. 3° Non vogliamo che ci sia rubata l’argenteria delle chiese. Volete voi loro dar torto? Ma ne saranno la vittima.
22 luglio 1797
E’ giunta nuova come i Sette Comuni hanno con miglior consiglio determinato di arrendersi con buoni patti. Hanno bendivisato perché altrimenti si avrebbero fatto scannare.
25 luglio 1797
Lusiana ed altri luoghi che mostravano di voler da principio resistere furono maltrattati dai francesi, che posero a quei poveri Comuni una contribuzione di 60: mila Lire etc. ed oggi partirono da Vicenza verso Tiene altri milla francesi non per timor di nuova resistenza ma per impaurire e nel tempo stesso cangiar aria e sfamarsi
…Il paese di Zulian fu saccheggiato barbaramente dai francesi, e maltrattati i paesi circonvicini con fuga di abitanti impauriti. Il soggiorno del Sig. Pitro Bettanin fu affatto spogliato dai francesi e non dai villani come aveva scritto. I mobili di questa povera gente si vendevano dai francesi in piazza a Tiene, che pareva una Fiera.
29 luglio 1797
Dopo un esame assiduo di tanti e tanti giorni si è rilevato che tanti Pegni rubati dai francesi sul S.o Monte, e quelli infiniti da loro confusi e spogliati del biglietto, il Monte hà un discapito di un Milione e ottocento mila Lire. Immaginatevi il danno dei Proprietari dei pegni rubati, e dei Proprietari dei pegni confusi, una gran parte dei quali non si potranno più rilevare.
17 agosto 1797
“… Non è possibile descrivere il dolore di un uomo che scrive l’istoria della sua Patria dopo aver sopravissuto alla di lei ruina si vede obbligato a descrivere il quadro umiliante di quest’epoca funestissima.”
13 settembre 1797
“Bisogna sciogliere una questione che se non oggi certo un altro giorno verrà fatta. Ecco qual’é. Vicenza è stata conquistata dai francesi oppure si è data essa spontaneamente nelle lor braccia?
Rispondo … che fù conquistata per le seguenti cinque ragioni:
1 Il gen. La Hoz scrisse ai deputati prima di entrare in Vicenza “sono incaricato dal General in capite di marciare sopra di voi; sia vostra cura far arrestare i Ministri, gli Agenti etc. del Governo veneto.
2 Il Capitanio Barbaro e tutta la Milizia Veneta era fuggita prima che entrasse il primo picchetto francese.
3 Appena impadroniti i francesi di Vicenza intimarono il disarmo di tutta la Città e Territorio con gran rigore.
4 Hanno rubata l’Argenteria di tutte quante le chiese della Città e Territorio.
5 Parecchi uffiziali nelle case dove erano alloggiati non trovandosi contenti a lor modo delle stanze ne prendevan delle altre, dicendo esser loro padroni perché la Città era da loro conquista.
So che diverse persone desiderano la loro venuta, so che alcuni ignominiosamente andarono loro incontro a li accompagnarono in Città, ma questo niente toglie alla verità del fatto né fa cangiare aspetto al … fatto dai francesi.
Sò che adesso i francesi per loro fini vanno dicendo che sono qui perché furono chiamati a dar, come essi la chiamano, la Libertà, ma questo linguaggio niente diminuisce quello che han fatto; e la loro conquista benché illegittima sussiste sempre.”
15 settembre 1797
“Si voleva anche invadere il Duomo dicendo che la metà della Chiesa può bastare per l’ufficiatura, e l’altra metà magazino. Vedete a che termini siamo ridotti. Dio ci abbia misericordia.”
16 settembre 1797
“E’ questo l’ultimo giorno dell’anno pazzo dei francesi per conseguenza lo festeggiarono con mandar per le strade la truppa con Banda musicale accompagnata da infiniti uffiziali fino a un’ora di notte cantando e ballando stolidamente”
18 settembre 1797
“Oggi il Comitato Militare Centrale ha mandato un invito a diverse famiglie in cui si dice che l’armata francese che ha sparso tanto sangue (neppure una goccia) per scuotere il giogo aristocratico (non lo avesse mai fatto) domanda 400 libbre di fili (bende) entro quattro giorni e che dunque si dimostri il patriottismo, e si dia ai francesi un nuovo segno di così tanto attaccamento. Io credo che quelli stessi che stendono sì fatti editti ridano come pazzi.”
20 settembre 1797
“Curioso ed edificante spettacolo danno i francesi in questi giorni, e massimamente oggi, venendo in città particolarmente dalla porta di Padova a file lunghissime e sterminate, tutti carichi di uva e frutti depredati dalle vicine campagne, e da Casale massimamente. Tutta la gente resta attonita a questo pubblico beneficio tratto dalla sempre generosa e leale Nazione francese nostra dilettissima Sovrana”
Al buon Arnaldo I Arnaldi Tornieri dopo tante lacrime non resta che l’umorismo noir …
13 ottobre 1797
“Ormai Vicenza è distrutta nel materiale e nel formale e vi si può metter sopra una lapide sepolcrale con questa iscrizione: Qui fu Vicenza. I morti che risorgessero non la riconoscerebbero più. Quanto la piango!”
27 ottobre 1797
“Le opere fatte per mantenere i francesi dal 6 settembre fino al 6 ottobre corrente sono (costate) lire cinquecentosedici mila. Giudicate del resto, ma intanto ci hanno recata la libertà”.
2 novembre 1797
“Non fecero i francesi oggi altra richiesta al governo se non di sei mila tabarri. Bisogna compiacerli. Li abbiamo anche vestiti di nuovo che paiono tutt’altro da quei che vennero”
L’esercito dei “liberatori” francesi ? Una masnada di morti da fame, in parole povere …
16 dicembre 1797
“Mr. Mallet du Pan ha diretto al consiglio dei 500 di Parigi una ben lunga lettera in cui fa vedere geometricamente l’atroce tradimento fatto dai francesi nell’invasione degli Stati della Repubblica di Venezia, cosa purtroppo verissima.”
Jacques Mallet du Pan (1749-1800) fu un libero pensatore ginevrino che subì l’ostracismo tanto dei rivoluzionari che dei reazionari; costretto a riparare a Londra fondò il “Mercure britannique” su posizioni contrarie alla rivoluzione francese.
25 dicembre 1797
“Giorno del santo Natale. Si sospesero prudentemente a cagione della moltitudine dei nostri ospiti senza religione, senza costume, anche nella cattedrale le funzioni della notte passata. Per la stessa ragione questa mattina il Vescovo non pontificò, né predicò. Non fece che assistere. Partita da Orgiano una truppa di francesi che vi alloggiava, quattr’ore dopo si alzò la fiamma nella barchessa dei conti Fracanzani che andò tutta il cenere la scorsa notte, con gran quantità di grano che ivi era.”
3 gennaio 1798
“Il gen.e francese Beillard mandò ieri gli ordini a tutti i Vicariati di abbattere gli alberi della schiavitù e infatti in questa notte in Valdagno, in Arzignano, questi alberi di infamia, che hanno la radice nell’inferno e fanno ombra a tutti i delitti furono demoliti.”
5 gennaio 1798
“Partiti nei giorni scorsi i soldati che erano nel convento dell’Araceli le povere monache che si trovano tutte tra le dimesse di Santa Maria Nova rientrarono in speranza di poterlo recuperare. E l’avrebbero anche di fatto avuto dal governo con un esborso di 1500 ducati. Ma che? Verificato lo stato attuale del convento si trovò in ogni parte diroccato in maniera tale che un incendio generale non lo avrebbero più barbaramente. Che Unni, che Vandali, che Visigoti?”
10 gennaio 1798
“La notte passata a 10 ore italiane, fu data campana a martello per fuoco attaccatosi ad un cammino del co. Ottavio Trento; fu spento a tempo, e non fu danno al plazzo, che è sull’Isola. Ogni notte si trema di sentir qualche incendio, perchè i francesi sono grandi sprecatori di fuoco.”
I francesi grandi “sprecatori di fuoco”, questa mi mancava proprio …
11 gennaio 1798
“Penetrati dal convento di S. Silvestro che serve loro di quartiere i francesi nella chiesa parrocchiale rubarono sacrilegamente la pisside sacrosanta. Non vi è delitto infernale di cui si facciano colpevoli. Ma Deus judex justus fortis et patiens.”
13 gennaio 1798
“Il gen. Beillard diede ordine ai francesi, che atterrassero tutti e tre gli alberi maledettissimi della libertà, in Piazza, sull’Isola, e a San Silvestro.
Questo lavoro fu fatto in silenzio e dopo la mezzanotte; e questa mattina era tutto sparito. Una quantità di ragazzi si piantarono questa mattina alle strade che sboccano in piazza, e fermavano le persone che entravano in piazza; si facevano dare le coccarde e le seppellivano nella fossa dell’albero, che ne fu pieno; a mezzodì fu coperta e uguagliata con pietre.
Così oggi tutte le persone tutte le persone deposero con grande allegrezza le maledette coccarde insegne infernali di eterna ignominia. Non so quanto abbiasi speso a sradicarli. So che era tricolorato dalla cima al fondo (a differenza degli altri due che erano alberi grezzi) costò sessanta mila lire gettate in tanta pazzia di quel giorno nefasto.
Arrivato questa mattina il col. Brunoro Muzani (che fu quello che predicò a piedi dell’albero quel giorno che fu innalzato) fu insultato dalla plebe a segno che dovette rifugiarsi in una bottega. Vedete come si cangiano le idee degli uomini.”
14 gennaio 1798
“La scorsa notte i francesi per ordine del generale atterrarono la macchina che era in mezzo al Campo Marzo, e che ci costò tanto denaro. Così andarono al terra i nomi di tutti quegli eroi che vi erano scritti. Non vollero renderne i pezzi ma li abbruciarono ivi.
… Questa è una sera delle più terribili, a motivo che sono giunti da Padova 5200 fanti francesi, che tutti vogliono alloggio nelle case: non basta; voglion essere trattati lautamente.”
E così Arnaldo Tornieri Arnaldi descrive l’arrivo degli austriaci:
19 gennaio 1798
“Ricordati Vicenza di questo giorno, di cui non avrai mai più uno così lieto.”
che a me sempre francamente eccessivo, gli austriaci sono pur sempre degli occupanti … ma capisco che dopo aver vissuto l’inferno in terra con l’occupazione francese l’arrivo degli Asburgo possa rappresentare un sollievo …
E il 28 aprile 1798 scrive sconsolato:
“Qualora immagino
quello che fu,
cadono le lacrime
dagli occhi in giù:
i buoni veneti
non tornan più.”
Il diario continua fino al 30 marzo 1814, tornerà a denunciare i crimini della seconda occupazione francese, e come un mantra continuerà a ripetere:
“Ah! I buoni veneti non tornan più”.
Con variazioni sul tema, come quando il 4 luglio 1808 scrive:
“I buoni Veneti
Non tornan più:
I s’ha rovinà loro
E i n’ha rovinà nu”.
Ettore Beggiato









